Durante tutto il periodo dedicato alla costruzione della nuova montatura equatoriale, il mio impegno era condiviso con il progetto di retrofit del rifrattore apocromatico che prevedeva la sostituzione del tubo ottico e l’ inserimento di una nuova flangia basculante sul fuocheggiatore della Feather Touch, acquistato sei anni fa per sostituire il Vixen mod. 102M.
L’ obiettivo, inserito su una doppia cella in alluminio Anticorodal nero anodizzata, e’ un tripletto ED (di vecchia data) a contatto in olio che presenta una apertura utile di 145 mm e una lunghezza focale di 1500 mm, pari ad un rapporto di f 10. L’ elemento anteriore prevede un vetro tipo Ohara S-FPL 51 associato a due vetri Flint a dispersione anomala di cui uno asferico. La scelta della focale di 1500 mm permette una correzione dello sferocromatismo al limite di diffrazione per le righe “C” (656nm – rosso), “e” (5,46nm – verde), “F” (480nm – blu), “g” (436nm – violetto). Le due superfici aria–vetro sono trattate antiriflesso con un monostrato al fluoruro di magnesio (MgF2) di colore azzurro. La spaziatura in olio forma un monoblocco omogeneo e trasparente, a dimostrazione che questo metodo di protezione contro le riflessioni, col passare del tempo, non pone alcuna problematica sulle superfici vetrose.
L’obiettivo inserito nella doppia cella
Il tubo ottico in alluminio ha un diametro esterno di 210 mm ed e’ spesso 5 mm ( per parte). Tutte le flangie di interfacciamento con la cella dell’ obbiettivo, con il supporto del fuocheggiatore e i sei diaframmi sono stati realizzati dal pieno. Il tubo e’ stato lavorato e portato a misura al tornio, in modo da eliminare l’ ovalizzazione interna e poter quindi inserire alle due estremita’ la controcella e la flangia basculante con il minimo gioco possibile. I diaframmi sono stati dimensionati per avere sul piano focale un cerchio di luce di 20 mm e sono fissati al tubo ottico tramite grani a 120°. Sulla superficie interna delle flangie di interfacciamento e sul paraluce, sono presenti numerosi microsolchi che, assieme al velluto nero posizionato su ogni parte del tubo ottico, consentono di minimizzare i riflessi interni.
Il paraluce inserito sul tubo ottico. Si notino i microsolchi sulla superficie interna
Il fuocheggiatore e’ un Feather Touch della serie 3545 con messa a fuoco a pignone e cremagliera coniche, completamente rotante e dotato di demoltiplica 09:01. Il progetto costruttivo, molto impegnativo dal punto di vista meccanico, elimina parte dei giochi e non obbliga serrare eccessivamente il sistema, che risulta essere fluido e regolare. Gli accessori da due pollici vengono bloccati sul piano focale tramite un meccanismo autocentrante, ma per avere una presa sicura, e’ opportuno utilizzare barilotti con profilo privo di scanalatura. Il draw tube ha una escursione di 114 mm ed e’ provvisto di una scala graduata millimetrica che permette di raggiungere grossolanamente il fuoco nelle varie configurazioni. Con un collimatore il fuocheggiatore ha evidenziato un punto dolente: il draw tube non e’ esattamente ortogonale al fascio ottico e durante l’ escursione si sposta dal suo centro ideale. Per correggere il disallineamento e’ stata inserita tra il fuocheggiatore e il tubo ottico una pesante flangia basculante che mi permette inoltre di controbilanciare il peso dell’ ottica.
Date le circostanza ho ritenuto opportuno bloccare definitivamente il collare filettato che tiene in sede l’accoppiamento filettato flangiato a profilo conico. Per eseguire la rotazione a 360° è stato realizzato un congegno meccanico che viene collegato sul terminale filettato Witworth (24 filetti per pollice) del draw tube (End Cap). Con questo accorgimento non si ruota tutto il fuocheggiatore, come da progetto, ma solo gli accesori. Questa modifica accorcia il back focus di 27mm.
Il congegno meccanico che consente la rotazione a 360°
Costruito in alluminio Anticorodal lavorato dal pieno e complementato con due cuscinetti assiali a rullini di 95 mm di diametro, il dispositivo presenta una lunghezza di 40 mm, un diametro massimo di 112 mm e un peso complessivo di 500 grammi. Il progetto si basa sul principio della rotazione tramite albero-boccola.
L’albero in questo caso è forato al centro e opportunamente dimensionato per permetttere al cono di lkuce di arrivare su piano focale. Il movimento è ulteriormente stabilizzato per mezzo dei due cuscinetti assiali a rullini che sono contrapposti fra loro e precaricati. Le tre manopole zigrinate posizionate a 120° hanno il solo compito di bloccare gli accessori nella posizione desiderata durante l’osservazione.
Il telescopio e’ montato all’ interno di due anelli di supporto “RING NortheK” molto resistenti. Il lato esterno di questi anelli, e la relativa struttura, permette il collegamento di qualsiasi piastra tipo Losmandy o Vixen. Per facilitare il bilanciamento del telescopio in declinazione, e’ stato inserito tra la slitta Losmandy e il morsetto, un congegno meccanico a traslazione con lettura della posizione, utile per spostare il telescopio anche di pochi millimetri e per evitare improvvisi scivolamenti della slitta.
Il congegno meccanico collegato sul draw tube
Il cercatore e’ un Meade 8X50 con messa a fuoco elicoidale. Il telescopio ha un peso di 30,2 chilogrammi (comprensivo di anelli, barra tipo Losmandy, cercatore e paraluce) e raggiunge la lunghezza di 165 centimetri con fuocheggiatore retratto e paraluce (320 mm) inserito a pressione.
L’interferenza delle inerzie termiche sulle prestazioni del proprio telescopio è poco considerata tra gli appassionati. Tuttavia non esiste telescopio che non sia esente dal dilemma delle correnti d’aria dentro il tubo e dei differenziali termici tra il vetro e l’ambiente esterno. Il problema è molto complesso e sarebbe opportuno porre rimedio dapprima, in fase di progettazione iniziale. Il generoso diametro del tubo ottico protegge la corona più esterna del fascio ottico dall’azione di disturbo dei moti turbolenti.
Per minimizzare la turbolenza strumentale e locale, il telescopio, a riposo, è collocato in un stabile in lamiera coibentata, ben ancorato sul cemento armato. Per osservare invece, viene posizionato nel prato erboso lontano dall’abitazione.
La collimazione preliminare dello strumento è stata eseguita in due fasi utilizzando un collimatore autocostruito. Nella prima fase, si posiziona il collimatore sulla flangia di interfacciamento del fuocheggiatore: regolando le tre coppie di viti della cella, si fa coincidere il centro dell’obiettivo con quello del tubo ottico (e dei diaframmi).
Il collimatore posizionato sulla flangia di interfacciamento del fuocheggiatore
Nella fase successiva, il collimatore viene inserito sul fuocheggiatore: regolando le tre coppie di viti della flangia basculante, (in questo caso e’ possibile osservare e correggere contemporaneamente) si fa coincidere il centro dell’obiettivo e del tubo ottico precedentemente collimati, con quello del draw tube. La collimazione preliminare e’ terminata quando, i riflessi portati a coincidenza con il centro dell’ obiettivo, rimangono tali passando dalla posizione intra-focale a quella extra-focale e viceversa. Per perfezionare la collimazione (osservando una stella ad alti ingrandimenti) si deve agire sulle tre coppie di viti della cella.
Lo strumento finalmente è pronto e l’anticiclone ha nel frattempo conquistato la Pianura Padana. La notte del 16 Giugno ho verificato la collimazione osservando Arturo in visione diretta, con un oculare NLV da 2,5 mm a 600 ingrandimenti: l’ottica è risultata collimata. Con un oculare ortoscopico da 4 mm di focale e barilotto da 24,5 mm a 370 ingrandimenti, ho osservato le immagini di diffrazione in intra ed extra focale, vicino al fuoco, evidenziando (come da sempre) anelli ben definiti con una buona distribuzione della luce in modo uniforme, in assenza di colori spuri e virtualmente identiche.
Il collimatore posizionato sul draw tube del fuocheggiatore
Non si percepiscono tensionamenti e astigmatismo. Osservando la stella a fuoco si vede il disco di Airy circondato da un sottile e debole anello di diffrazione. Anche le precedenti osservazioni del pianeta Venere avevano confermato una correzione cromatica nel visuale molto spinta, indice che l’ottica è stata progettata con un buon compromesso tra la correzione del colore, dell’aberrazione sferica e del controllo dello sferocromatismo.
A prescindere dalle attitudini individuali per un osservatore visuale planetario sono necessarie molte ore all’oculare prima di percepire i particolari prossimi al limite di risoluzione e sebbene per molti appassionati questa pratica sembra abbia fatto il suo tempo, ci sono ancora coloro che consapevolmente perseguitano questa antica tradizione che ci ha insegnato a osservare il cielo e le sue meraviglie. Si può rimanere esterrefatti di fronte a certe foto planetarie ricche di dettagli, ma la sensazione che si prova all’oculare di quello che si guarda è impagabile.
La luna è uno degli oggetti del sistema solare che più amo osservare. Sul suolo lunare cerco di scovare quei dettagli ostici che in certe condizioni di illuminazione e librazione favorevoli si possono osservare, anche per pochi attimi. La perseveranza in questo caso assume un ruolo importante. L’osservatore che si applica con costanza acquista una maggiore esperienza di quello saltuario, o coloro che in una notte (e ne conosco parecchi) “saltellano” con il loro strumento da un oggetto celeste all’altro. La sera successiva ho puntato il telescopio su Saturno osservando con il binoculare Mark V e una coppia di oculari Ortho Genuine 12,5 mm a 120 ingrandimenti.
Per sostenere un rifrattore di 30 chilogrammi e di leva consistente, serve una solida montatura realizzata secondi i canoni della precisione meccanica
Per percepire meglio i colori e i dettagli superficiali, ho iniziato le osservazioni al crepuscolo, con il cielo ancora abbastanza chiaro. Il pianeta degli anelli esibisce tutto il suo fascino, esaltato anche dall’illusione di tridimensionalità che viene fornita dal visore binoculare. A fronte di un buon seeing ho forzato gli ingrandimenti a 205X, con la stessa coppia di oculari e un correttore ottico 1.7X.
Il buon potere risolutivo dello strumento ha permesso di ammirare l’anello B, il tenue anello a velo C, il minimo di Encke e alcune bande sul globo. Successive osservazioni di Saturno eseguite ad intervalli sino alla fine del mese hanno evidenziato immagini di grande tranquillità e una buona resa dei dettagli anche ad alti ingrandimenti, fino a 315X, con la stessa coppia di oculari e un correttore 2.6X.
Chi oggi ha barba e capelli bianchi ricorda certamente il mitico rifrattore acromatico da 120 – 150 mm di diametro, a fuoco f 15, montato adiacente al grosso riflettore negli osservatori astronomici di tutto il mondo e usato principalmente per osservazioni planetarie, lunari e di stelle doppie.
Con l’evoluzione degli schemi ottici, che ha reso possibile la costruzione di rifrattori apocromatici con rapporti di apertura sempre più spinti, questi gloriosi strumenti sono stati ritenuti superati e perfino declassati dalla maggior parte degli appassionati.
Nel corso degli anni ho avuto occasione di osservare all’oculare di rinomati TMB e Astro Physisc a fuoco f6 – f7 (fra i migliori dell’ottica apocromatica) riscontrando con sorpresa che il contrasto e la correzione ottica erano alla pari del mio strumento, che ciononostante presenta un obiettivo costruito con metodi di lavorazione di trenta anni fa.
Questi apo corti inoltre hanno il problema dello sferocromatismo residuo di progetto che si manifesta come una maggiore sensibilità alla turbolenza e fa perdere il fuoco molto facilmente. Osservare all’oculare di uno strumento dove spesso e volentieri sei tentato di rifuocheggiare non è certamente il massimo, soprattutto per un visualista puro dell’alta risoluzione.
La qualità ottica di questo tripletto di 145 mm di diametro, aperto a f 10 e lenti a contatto in olio, è molto buona. Sebbene sia stato costruito con vetri ritenuti superati, lo strumento, quanto a immagini planetarie, è in grado di rivaleggiare con un lussuoso apocromatico di ultima generazione. Il tubo ottico è stato realizzato con la massima cura e attenzione alle tolleranze di lavorazione.
Saluto e ringrazio Massimo e Mauro Boetto per la collaborazione offerta, grazie del Vostro aiuto.
Caratteristiche ottiche | Specifiche tecniche |
Schema ottico | Tripletto superacromatico a contatto in olio |
Apertura ottica effettiva | 145 mm |
Lunghezza focale | 1500 mm |
Rapporto focale | f. 10 |
Vetri obiettivo | Flint asferico* – Flint* – S-FPL 51 |
Trattamento antiriflesso | Fluoruro di Magnesio (MgF2) |
Diametro del campo di piena luce | 20 mm |
Back Focus | 160 mm |
Caratteristiche meccaniche | Specifiche tecniche |
Cella obiettivo | Registrabile per collimazione |
Diametro massimo del tubo ottico | 210 mm |
Diaframmi interni al tubo ottico | Nr. 6 |
Diametro del paraluce a innesto cella | 220 mm |
Diametro del paraluce all’ obiettivo | 180 mm |
Lunghezza del paraluce | 320 mm |
Lunghezza massima del tubo esclusi accessori | 1650 mm |
Messa a fuoco (registrabile per collimazione) | Feather Touch FTF 3545 (senza rotazione a 360°) |
Cercatore standard | 8X50 |
Peso del tubo ottico senza accessori | 30,2 Kg. |
* Il costruttore si riserva di specificare le caratteristiche ottiche |
Roberto Milan