Categoria: ARGOMENTI TECNICI TELESCOPI

Elementi di valutazione sulla qualità di un tubo ottico.

In fase di progettazione di un tubo ottico, della realizzazione delle relative ottiche, e del montaggio finale, vengono presi in esame tutti gli aspetti tecnologici che ne influenzano le prestazioni.
A montaggio ultimato di solito si procede con test al banco ed uno star test, per confermare che tutti gli elementi sono stati implementati in modo corretto e che le ottiche corrispondano a quanto desiderato dal cliente.
Una meccanica complessa richiede anche un minimo di destrezza nella sua gestione. Una ottica di diametro considerevole richiede una conoscenza approfondita di tutte le problematiche che la medesima si porta appresso, non per difettosita’, ma per costituzione intrinseca.
Alla luce di questo e’ importante che un astrofilo possa valutare serenamente la qualita’ del proprio telescopio, senza cadere in tranelli che l’ inesperienza spesso gioca, e che fanno partire discussioni lunghe ed estenuanti, lasciando il fornitore e il cliente reciprocamente insoddisfatti.
Occorre ragionare su questa questione e anche mettere dei punti fissi. Altrimenti si fraintendono molte questioni e si rischia di non scegliere in modo adeguato il proprio strumento.
Il primo punto e’ anche il piu’ logico: ad una meccanica molto costosa e sofisticata di norma corrisponde una ottica di buon livello (in caso contrario o e’ un incidente o il costruttore e’ uno stupido). Ottica e meccanica devono essere sempre accompagnate da garanzia e certificazione.
Ma almeno per quanto riguarda l’ ottica, diciamo che la certificazione e’ un punto di partenza che ci garantisce parametri minimi di fruibilita’. Il vero test che deve fare il cliente e’ quello sul cielo. Ci sono ottiche molto corrette che non funzionano bene a causa di celle costruite male, nulla puo’ l’ ottico che magari si prende anche le colpe. Bisogna esentarsi dal pensare che un’ ottica dichiarata a correzione XX sia comunque buona anche se viene accompagnata da certificati interferometrici ecc., quello che conta e’ si un certificato che ci dice da che punto partiamo, ma anche e soprattutto uno star test adeguato.
Quanto sopra ha subito una ulteriore implicazione. E’ in grado l’ utente di eseguire uno star test corretto? Di norma il costruttore si mette al riparo da questa problematica, effettuando i test al banco o sul cielo in modo da sapere a priori che cosa sta consegnando al cliente. Un buon astrofilo esperto o meno deve imparare assolutamente due esercizi fondamentali, mai derogabili:
a) la collimazione dello strumento;
b) l’ esecuzione di uno star test.
Senza questi due pilastri l’ amatore non e’ e non sara’ mai in grado di emettere un giudizio sul proprio telescopio. Su questi due punti insistiamo con forza, perche’ poi si assiste a discussioni sterili e ad indecenti prese di posizione, senza averne la conoscenza approfondita. Spesso il costruttore sostituisce il telescopio non appena capisce che dall’ altra parte c’ e’ un utente scontento, meglio sarebbe per entrambe che il cliente argomentasse con tesi suffragate da prove pratiche, le propri posizioni. Solo così il costruttore e’ in grado di fornire un supporto ed una assistenza (a volte bastano accorgimenti banali per risolvere pesanti problemi) puntuale e precisa al proprio cliente.
Ci sono innumerevoli testi sul web e altrove che insegnano come si effettuano collimazioni molto precise (possibilmente evitare di acquistare quella moltitudine di attrezzi a caro prezzo e di nessuna utilita’ pratica, piuttosto chiedete a chi e’ piu’ esperto quali sono gli strumenti veramente necessari), e il consiglio che si può dare spassionatamente e’ di collimare e scollimare più volte il proprio telescopio, sforzandosi di ricollimarlo sempre con maggior precisione. Un esercizio come questo porta in poche ore ad una padronanza assoluta del metodo scelto. Dopodiche’, all’ inizio della nostra sessione osservativa verificheremo come e se siamo collimati, al più in due o tre minuti ci porteremo nella situazione ottimale.
Quanti astrofili pensano di avere ottiche scadenti perche’ non sanno collimare il proprio telescopio.........Ancor peggio: non si tocca la meccanica perche’ si vive nel terrore di non riuscire a settare in modo piu’ corretto la medesima. Questo e’ un grave errore. Bisogna usarlo il telescopio e anche diventarne padroni assoluti, con manualita’ ed esercizio. Le parti per la collimazione non si rompono, al più si rimane scollimati, ma poi con metodo e pazienza si riporta la situazione al livello migliore (e si imparano un sacco di cose comunque). Il costruttore e’ ben lieto di mostrarvi in modo pratico come avviene l’ operazione magari su di una stella artificiale perche’ e’ di giorno, ma comunque grosso modo vi puo’ far esercitare.
Ma cerchiamo anche di capire il significato di ottica scadente. Premesso che esiste un certificato o garanzia con dei parametri minimi, quindi a parita’ di metodo di misura (e’ fondamentale non usare metodi diversi....) i numeri finali devono essere quelli con un minimo di tolleranza. Un costruttore serio specifichera’ subito se si tratta, ad esempio, di vetro commerciale o vetro a bassa dilatazione, se sono ottiche lucidate o superlucidate (ve ne accorgete subito perche’ il costo nell’ ultimo caso sale vertiginosamente), ecc..
In linea molto teorica possiamo dire che visualmente tra un’ ottica corretta a 1/6 pv e una corretta a 1/10 pv diventa molto difficile verificare la differenza (in campo fotografico e’ molto diverso), con uno star test invece si possono visualizzare molti parametri dell’ ottica montata. Inutile pretendere prestazioni da ottica superlucidata da una che e’ lucidata normalmente, questo sia ben chiaro, ma comunque problemi come l’ astigmatismo, tensionature meccaniche, ecc. emergono e a quel punto e’ necessario approfondire: e’ l’ occhio dell’ osservatore? e’ la meccanica? e’ l’ oculare? e’ lo specchio secondario? e’ la collimazione? e’ il seeing o la turbolenza interna al tubo? e’........ Per tutto questo, prima di emettere un giudizio, e’ necessario addestrarsi bene, leggere molto e poi ragionare, magari insieme al costruttore o se si vuole insieme ad un astrofilo di lungo corso.
Talvolta si legge di astrofili che osservano dall’ interno di una stanza, oppure da un balconcino in mezzo ai palazzi, magari facendo (no: tentando di fare) alta risoluzione. Questi sono poi scontenti del proprio telescopio e non ne parlano mai bene. Ma siamo sicuri che sia colpa dello strumento?
Si vedono tantissimi Schmidt Cassegrain svenduti perche’ ritenuti scadenti, ma in realta’ il proprietario non e’ mai riuscito (complice anche una meccanica piu’ simile ad un giocattolo che non a un telescopio) a mettere a punto la collimazione......Si possono cercare nel web utilissimi lavori di T. Legault su questo tema, che dimostrano in modo lampante quanto sia fondamentale questo argomento per poter usare al massimo il proprio strumento.
Ad un’ ottica perfettamente collimata, deve seguire un po’ prima e un po’ dopo uno star test. Questo esercizio ci serve prima per raggiungere una perfetta collimazione, e dopo per verificare lo stato del set up ottico e meccanico. Un giudizio univoco si puo’ solo emettere a collimazione perfetta, a strumento perfettamente termostatato e con un seeing molto buono. Inutile fare e parlare se non si sono realizzati questi tre elementi. Sono circostanze che non si raggiungono facilmente, ma di norma si raggiungono per gradi, magari in fortunati star party dove ci puo’ essere l’ appoggio di altri astrofili esperti.
Dietro ai nostri specchi c’ e’ la meccanica. Ha senso comperare o montare un’ ottica corretta a 1/8 pv su di una meccanica realizzata in economia? Si puo’ dire di no, salvo il caso di grandi dobson, magari con primari molto spessi, poi naturalmente tutto ci sta, ma se si deve prendere in considerazione uno strumento e’ bene pensare a tutti gli aspetti e non solo a una parte di questi.
Una cella costruita con approssimazione, in caso di vetri sottili, porta sicuramente a problematiche di astigmatismo, a scollimazioni frequenti, magari anche solo cambiando la posizione del tubo, ad inerzie termiche difficili da gestire.
Si puo’ quindi affermare che diventa importante verificare anche il corretto montaggio della meccanica ed il suo funzionamento, prendendo in considerazione tutti gli accorgimenti che sono stati analizzati in fase di progettazione, e da li partire. Su questo ci puo’ aiutare solo il costruttore, magari sollecitandolo a spiegarci perche’ ha fatto alcune scelte in luogo di altre, presupponendo che dietro ci sia un certo tipo di ragionamento (ma possiamo assicurare che non sempre e’ così e il più delle volte il ragionamento e’ mantenere i costi bassi).
Diventa estremamente profittevole, all’ atto per esempio del ritiro del nostro telescopio, chiedere al costruttore una prova pratica di smontaggio e rimontaggio dei supporti (faremo manutenzione alle nostre ottiche ogni tanto?), magari rifacendolo da se dietro una guida esperta e facendoci spiegare come iniziare ad ottenere una collimazione grossolana a livello meccanico, che poi affineremo nella seduta osservativa.
Deleterio al massimo non toccare il proprio strumento per paura di non saperlo rimettere a posto. Saremo condannati ad avere sempre risultati mediocri, indipendentemente dalla classe del telescopio.

Piccoli suggerimenti.

 

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Alcune considerazioni per la scelta di un telescopio amatoriale: non sempre quel che si pensa è la strada corretta per acquistare il proprio telescopio.

Nella nostra attività di costruttori di tubi ottici e in partnership di montature per uso astronomico ci troviamo di norma a dover discutere con tre categorie di astrofili, semplificando, ben identificabili.
Ciascuna categoria ha un “imprinting” mentale preciso, in base alle esperienze, all’età e alle disponibilità finanziarie, questo comporta per noi un difficile sforzo – in alcuni casi – nello spiegare in modo compito e esaustivo ogni scelta tecnica oltre che il prezzo richiesto.
Va da se che ogni costruttore coscienzioso e non improvvisato sa giustificare perché ha adottato un accorgimento piuttosto di un altro. I più sempliciotti copiano e non spiegano, e magari lo fanno anche in modo sbagliato. Un costruttore che copia le innovazioni altrui è semplicemente un costruttore che non ha padronanza della materia, che non vuole investire in ricerca e sviluppo e, che non si vuol fare carico del rischio collegato alla innovazione. Chi è sicuro delle proprie competenze, sviluppa in proprio concetti e idee, tradotti in beni fruibili, con dispendio di risorse, ma anche con il ritorno nel tempo di una leadership incontestabile.
Detto questo, occorre puntualizzare che una azienda di telescopi, per sua natura intrinseca, non può produrre telescopi a basso prezzo e di alta qualità. Anche qui è un caso di “imprinting” mentale, per cui, il progettista e gli operatori non riescono a lavorare in due modi diversi. Purtroppo ci sono costruttori che realizzano sistemi obsoleti ed economici mascherandoli con un marketing potente e facendo leva sulla non preparazione dell’utilizzatore finale.
Nella parte introduttiva ci sono dunque tutti gli elementi per trarre delle conclusioni riflessive e non sarcastiche, che servono ai costruttori, ma soprattutto ai clienti per capire bene da chi stanno acquistando un prodotto, talvolta il costo è frutto di tanti sacrifici e risparmi di denari, sottratti alla famiglia e che quindi non vanno mai sprecati. Questo è il concetto fondante di un prodotto tecnico, mentre quello del prodotto consumer è di vendere materiale non eccelso, ma che stia insieme con qualche soddisfazione per poi portare il cliente a rapide sostituzioni. Ne consegue che il “consumismo” astronomico è uno sport attuale, ma non giustificato per sua natura. Un tubo ottico o una montatura ben realizzati performeranno bene indipendentemente dal colore, dal marchio, e dai loghi impressi qua e la.
Un telescopio completo è un bene tecnico. Bene tecnico significa: esatta rispondenza alle caratteristiche dichiarate, costruzione che ne consente l’uso corretto e impeccabile nelle condizioni logistiche previste d’impiego, massima fruibilità dal cliente che non sente esigenze di sostituzione in tempi brevi.
Un bene tecnico o tecnologico può essere costruito solo da aziende strutturate in modo opportuno. Non ha importanza la dimensione del costruttore, quanto piuttosto la sua capacità di conoscere a fondo la materia di cui si occupa, di conoscere a fondo quanto il mercato della sub/fornitura gli mette a disposizione, nella capacità di gestire un progetto “globale” che nel tempo si deve intersecare in modo preciso col marketing e la policy aziendale. In altre parole: chi corre dietro ad ogni richiesta estemporanea, realizza i telescopi nella cantina o nel garage, non si assicura di avere fornitori costanti e seri nel tempo, e nella quasi totalità, realizza prodotti di scarso valore tecnico e finanziario.
Uno strumento tecnico o tecnologico mantiene bene il valore di mercato nel tempo, con svalutazioni basse, perché il cliente a cui è destinato ha competenze e non si ferma al graffietto sul tubo o allo specchio sporco.
Spiegato in modo chiaro e breve cosa si intende per bene tecnico, occorre esaminare con attenzione le tipologie di clienti che si rivolgono ad ogni costruttore di telescopi.
Il primo tipo: definiremo “astrofilo generico”. Questo appassionato ha conoscenze di base molto limitate, per lo più apprese da forum e dal web, quasi mai da ricerche approfondite e ben documentate (anche se parziali). E’ facile preda del marketing aggressivo delle grandi case costruttive dei mass market, non è in grado di discriminare un prodotto di ottima qualità e prestazioni e uno assemblato per esecuzioni molto economiche, già che non ha padronanza delle tecniche di collimazione e settaggio (tipico: non tocco lo specchio cosi non si scollima, oppure lo specchio è pieno di polvere lo devo lavare ogni mese, oppure voglio fotografare con una montatura da 1000 euro in deep sky con magari un tubo lungo un metro o più). Questo cliente si affida molto al sentito dire, al detto e non dimostrato, alle mode del momento, ai certificati colorati delle ottiche con correzioni iperboliche ma tubi in lamiera storti. In altre parole non ha una visione globale del progetto e di solito rincorre sostituzioni rapide e dolorose di ogni setup acquistato, con l’inevitabile questione di aver rimesso più denaro prima di arrivare ad aver un set veramente degno del nome di “prodotto tecnico”. Questa è, la fase dell’astrofilo generico, in cui tutti passano per poi fermarsi o (per fortuna) evolversi nelle fasi superiori.
Il secondo tipo: definiremo “astrofilo esperto”. Un amatore di lunga esperienza, solitamente da almeno una decina di anni di attività pratica e intensa, che ha svolto tutte le sue esperienze tecniche provando diversi telescopi e diverse configurazioni, fino a trovare la sua prevalenza in termini di target astronomici e di logistica della strumentazione. Questi astrofili conoscono bene la materia a cui si sono dedicati (per esempio fotografia in alta risoluzione o a largo campo), hanno una disponibilità finanziaria normalmente media, ma comunque acquistano poco e sicuramente dopo molti ragionamenti, cambiano set raramente e quasi sempre perché il prodotto acquistato non è all’altezza di quanto promesso dal costruttore. Il problema dell’astrofilo esperto è che viene spesso influenzato dalle infomercials che si trovano in rete (in collusione quest’ultime con altri, per esempio, astroimager pagati per produrre un determinato materiale e quindi si costruiscono teoremi di altissime prestazioni che, manco a dirlo, nel proprio osservatorio non riescono mai). Alcuni di questi astrofili hanno profonde conoscenze dei sistemi di ripresa, ma nessuna base per la meccanica, per cui, a fatica, si trovano a dover interfacciare i vari elementi facendoli funzionare a dovere. Classici i fuori asse dei sensori o dei raccordi, o i tubi incollimabili per loro natura progettuale. Questi astrofili sono il target di NortheK. A loro dedichiamo lunghe esposizioni tecniche, sedute squisitamente esplicative per ogni soluzione, un customer service rivolto alla “solidità” di ogni tesi e alla dimostrazione che un determinato progetto ha un suo senso commerciale e d’uso. Occorre avere l’onestà di ammettere – da parte di un costruttore – che alcune scelte vengono fatte per esigenze commerciali, mentre altre sono inderogabilmente legate al risultato tecnico. Chi decanta lodi infinite per i propri prodotti è quasi sicuro che non ha desiderio di dare molte spiegazioni. Abbiamo rilevato che un’azione costante di spiegazione e di illustrazione di ogni accorgimento – se condivisa dal cliente – porta ad un alto tasso di successo per NortheK, mentre a lungo termine i referaggi o le immagini acquistate senza un riscontro tecnico portano alla morte o agonia del prodotto.
Il terzo tipo: definiremo “astrofilo semi professionista” o gruppo di astrofili che solitamente si dedica alla ricerca in diversi campi di intervento. Qui le disponibilità e risorse economiche sono ben diverse, si può contare sull’aiuto di diversi appassionati con le proprie competenze (informatica, elettronica, meccanica, ecc), e questo porta a richiedere a NortheK strumenti ben costruiti ma con specifiche chiarissime e garantite. Questi sono i clienti ideali per tutti, perché non hanno necessità di assistenza e perché sanno bene cosa vogliono, avendo un target molto preciso di lavoro. Alcune volte elementi di questa tipologia si riscontrano nella seconda classificazione.
Naturalmente schematizzare in modo così sintetico il mondo degli appassionati, non è proprio corretto, esistono tutta una serie di sfumatura tra i vari segmenti che traslano solitamente verso l’alto in tempi più o meno brevi, e quindi sta al costruttore esperto saper trasmettere i giusti messaggi – dentologicamente corretti – affinché l’utilizzatore capisca in modo concreto cosa sta acquistando e cosa otterrà dal telescopio. Questo approccio, che rientra nella politica aziendale ammesso che esista, è il più faticoso ed oneroso, perché porta frequentemente alla perdita di vendite se l’astrofilo non è recettivo e preparato ad acquisire nozioni e tesi che gli vengono presentate.
Nonostante questo NortheK opera in tali ambiti, lasciando la tentata vendita ai meno seri e bisognosi di “piazzare” strumenti sul mercato.
Dopo tutte queste spiegazioni, del nostro punto di vista, è ora il caso di evidenziare quelli che sono i temi che vengono affrontati nei nostri uffici quando un amatore ci avvicina per l’acquisto di un telescopio o una montature. Piu’ o meno le domande sono sempre le stesse, con leggere variazioni in funzione del grado di preparazione, e le risposte – speriamo – esaustive. Gli astrofili della prima categoria non ci interpellano, limitandosi a dare giudizi un pochino ridicoli e comunque a chiudere il commento con “costano cari”, è questo il caso di chi non ha capito cosa sta osservando e non ha cognizione dei costi di produzione di un prodotto certificato da un’azienda solida e che risponde del proprio operato. Questi astrofili preferiscono le belle foto che vedono nel web e sono categoricamente certi che anche loro possono fare la stessa cosa con quel telescopio, lo spiegare che con un set da 3000 euro è praticamente impossibile accedere a certi livelli se non con “modifiche non dichiarate” è molto controproducente per noi, perché chi ascolta si offende e se ne risente pensando che gli interessi di bottega portino a dire questo e l’interlocutore (noi) non ha sufficiente onestà intellettuale. Il “logo” pubblicitario sulla rivista conta molto di più di una scheda tecnica.
E’ evidente che NortheK non è in grado di servire questo tipo di clientela e che, restando disponibile a spiegare per quanto possibile le proprie realizzazioni, preferisce attendere una evoluzione delle medesima alla seconda fase. Diventa impossibile far comprendere quanto una collimazione non perfetta deteriori un’immagine, diventa impossibile far comprendere quanto poco performino ottiche “ipoteticamente” super corrette in meccaniche non realizzate al meglio, diventa impossibile far comprendere quanto il giudizio di certificatori non professionisti serve a poco e a niente……..
Gli astrofili esperti si pongono con richieste precise e puntuali. Hanno idee chiare su quello che vogliono e su quello che sperano di ottenere. A questo punto il dibattito si allarga e inizia un serrato confronto su quanto “vorrei” e su quanto è tecnicamente possibile fare. A volte il freno non è la tecnica ma il costo per applicare alcuni accorgimenti, ma in questo caso il cliente capisce e riduce le proprie pretese prestazionali se non può spendere. Un astrofilo esperto, se ne ha la possibilità finanziaria, scarta a priori i prodotti mass market oppure anche alcuni modelli di nome ma non di sostanza, capendo da solo che c’è solo il nome e non la sostanza. Avendo molti anni di pratica hanno potuto toccare con mano le varie proposte, conoscono i costruttori o i distributori, e non si fanno abbindolare da proposte commerciali piuttosto stravaganti e che lasciano il tempo che trovano. Purtroppo abbiamo detto che non sempre hanno una conoscenza tecnica adeguata, anche se capiscono molto bene una realizzazione rispetto ad un’altra, ma se si ha la pazienza di spiegare…….
Il problema è che gli altri costruttori non spiegano mai come hanno costruito il telescopio (ovviamente…..se non c’è sostanza) e il povero cliente fatica parecchio a discernere tra le varie proposte di mercato mancando gli elementi oggettivi per una valutazione. Ci sono astrofili di un certo livello che hanno speso anche 10000 euro per un tubo ottico blasonatissimo per poi trovarsi il medesimo che torce e flette (magari in imaging), o il primario incollato e che dopo due anni si scolla e precipita dentro il tubo. E’ chiaro che in queste condizioni è per noi gioco facile aprire un nostro tubo ottico e mostrare la differenza, ma il nostro collega come spiegherà l’esoso prezzo pagato e la nullità dei contenuti? Su queste basi si costruisce una leadership di mercato che nel tempo viene riconosciuta e certificata dall’utenza e non dai tester a pagamento. Tra gli astrofili esperti però, spuntano alcuni che hanno dogmi mentali autoimpressi che faticano molto a capire i presupposti di una qualsiasi offerta commerciale o di una linea di prodotti. Per esempio quelli che considerano “a priori” un prezzo fuori mercato non volendo assolutamente concentrarsi sulla proposta tecnica che viene fatta e sul perché questa viene fatta (abbiamo detto che non ci sono solo ragioni tecniche ma anche commerciali), è palese la “presunzione” di conoscere a fondo il mercato degli astrofili e il loro modo di pensare, che evidentemente si ferma nella testa del singolo o della propria cerchia di amici. Questo è un ostacolo non da poco, occorre infatti approcciarsi ad una offerta commerciale con la mente sgombra da inquinamenti non sostanziali, e poi, sulla base di quanto viene proposto, giudicare. Altri fanno richieste e solleciti per mettere in produzione configurazioni ottiche che a “loro” giudizio hanno un mercato enorme, è infatti un “loro” giudizio! In buona fede sicuramente, ma che nell’ambito di un ritorno sul capitale investito o sulla propria posizione sul mercato, non ha grandi chances di successo in termini economici.
L’astrofilo semi professionista è quello che vorremo servire tutti. E’ un utente di poche parole e discussioni, che richiede modifiche a progetti esistenti a seconda del proprio scopo oppure progetti nuovi di zecca fatti su misura. Sono clienti difficili da servire sotto l’aspetto tecnico (non si possono commettere errori vista l’entità delle somme in gioco), ma molto ragionevoli con cui si hanno scambi di pareri tecnici.
Questa lunga chiacchierata per cercare di dimostrare quanto sia difficile, in un mercato parcellizzato come quello astronomico, scavarsi un proprio percorso commerciale e qualitativo tenendo come stella polare il cliente e la qualità, visto che poi, ciascuno interpreta quest’ultima secondo il proprio punto di vista, che non è detto sia pure corretto tecnicamente. A parte la prima fascia che è destinata ovviamente a servirsi nei negozi, che più di tanto a livello tecnico non possono offrire visti i margini di remunerazione molto bassi, le altre due fasce rappresentano il target di NortheK a cui aspiriamo poter accedere sempre più consistentemente e con la maggior qualità possibile.
Quando si acquista un telescopio, sia esso un tubo ottico o una montatura, è necessario avere prima di tutto ben chiare le proprie aspettative e poi interloquire con insistenza con il nostro fornitore, senza preconcetti o idee personali, perché in quel caso è molto più utile e meno costoso farsi fare un telescopio su misura. Se il costruttore ha certezza del suo prodotto non ha nessun problema a rispondere alle domande e a fornire dettagli tecnici, spetta poi al cliente comprendere quanto gli viene sottoposto ed eventualmente fare i medesimi confronti con gli altri costruttori, cercando motivazioni, idee e giustificazioni.
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