Categoria: MECCANICA

5

Unitork 25

Sistema di intubazione ad alta precisione per ottiche a riflessione, un sistema compatto e performante.
Con l’ottimizzazione di tutti i parametri costruttivi si sono massimizzati i risultati, realizzando un sistema misto di intubazione in grado di sfruttare complessi ottici sofisticati e molto esigenti.

DA LEGGERE CON ATTENZIONE:

Il funzionamento corretto del Vostro set – up ottico è garantito solo ed unicamente da una meccanica adeguatamente precisa.
Oltre alla precisione, intesa come tolleranza dimensionale, è necessario che il progetto sorgente preveda ed intervenga in tutti i punti ove possono generarsi flessioni, torsioni e trasmissione di vibrazioni nell’intubazione ottica.
NortheK  ha progettato l’intubazione dei propri strumenti riflettori secondo uno schema ben preciso, semplice, economico e scevro dalla molta scenografia estetica che poco ha a che fare con uno strumento di precisione.
I materiali impiegati sono l’alluminio Halo 25 e le sue varianti, l’acciaio , la fibra di carbonio, l’Ergal, e i tecnopolimeri a matrice autolubrificante. Ogni parte dell’intubazione UnitorK è realizzata con il materiale piu’ idoneo allo scopo cui è destinata. Non troverete parti in plastica, parti tagliate al laser che seppur scenografiche non garantiscono adeguata precisione, e neppure anodizzazioni multicolore, ma troverete precisione nell’esecuzione, solidità, un gradevole aspetto estetico ed un prezzo decisamente favorevole rispetto ai pari classe concorrenti. Migliori prestazioni a costi inferiori!
UnitorK è il marchio di NortheK che rappresenta un progetto, uno studio, una ricerca approfondita condotta secondo i più aggiornati software di progettazione meccanica. Il Maxproject  Team ha analizzato le consuete applicazioni d’uso in campo amatoriale e semi professionale dello strumento e ne ha estrapolato le caratteristiche qualitative inderogabili che lo stesso deve avere, affinché l’utente sia sempre in grado di ricavarne il massimo delle prestazioni in ogni condizione d’uso.

UnitorK è realizzato interamente a controllo numerico e nessun componente è ottenuto per fusione, la bulloneria e viteria è in acciaio inossidabile, le altre parti metalliche sono sempre e comunque ottenute con lavorazioni a macchina e mai da profilati commerciali, questo per garantire planarità, spessori e dimensioni entro tolleranze ristrette. E’ da queste tolleranze che nascono le performances del Vostro telescopio. Il nostro compito è di consegnarVi il fascio ottico esattamente dove dovete trovarlo e nelle condizioni in cui dovete trovarlo!
La fibra in carbonio è fondamentale nell’intubazione UnitorK. Il know-how tecnologico di NortheK ha permesso di realizzare intubazioni ben calcolate, e con l’applicazione della tecnologia wrapping che abbinata a sandwich di tessuto appositamente realizzato, ha consentito risultati meccanicamente sopra lo standard industriale. Curing   termico controllato, resine ad alta tecnologia e gel coat  anti UV, rendono i tubi Unitork tra i migliori per applicazioni di precisione. Ogni intubazione UnitorK è accompagnata dal relativo certificato di qualità e provenienza della fibra in carbonio. UnitorK puo’ essere acquistato separatamente, realizzato su misura, completato dalle nostre celle ad alta precisione StabiloblocK e AxyS e dai fuocheggiatori di alta qualità da 2″ Feather Touch, ed ulteriormente modificato per meglio accogliere le singole esigenze di ogni astrofilo. UnitorK è fornito nella versione “naked” per chi preferisce il classico serrurier totalmente aperto, o “chiusa” con un tubo, anch’esso totalmente in carbonio sottile. Per quest’ultima versione è opzionabile un sistema di ventilazione forzata in prossimità della superfice ottica, che si fa carico del raffreddamento veloce della massa vetrosa superficiale (questa opzione di raffreddamento veloce è utile solo per chi non ha tempo di far acclimatare lo strumento, ma si tenga presente che esiste già di serie la ventilazione posteriore e si lavora con vetri sottili). UnitorK è provvisto di serie dei giunti in carbonio AS01, a richiesta puo’ essere fornito con il più performante sistema AS02 progettato in funzione della configurazione ottica.

 (*) Elementi differenziali e di costo sulla intubazione di un telescopio riflettore.

SPECIFICHE TECNICHE STANDARD

Anelli di supporto lega Halo 25
Anelli di supporto tolleranza dimensionale 0,1 mm. minimo
Supporti snodi sferici lega Halo 25
Supporti snodi sferici tolleranza dimensionale 0,1 mm.
Snodi sferici Acciaio cromato
Piastra terminale posteriore lega Halo 25
Planarità della pastra terminale posteriore Migliore di 0,1 mm.
Bulloneria, viteria Acciaio inox
Tubi truss in fibra di carbonio 100% carbonio, ottenuti con tecnica del wrapping
Tipologia dei tubi in carbonio Sandwich costruito con la tecnica del wrapping.
Tipologia del sandwich Progetto proprietario
Trattamento superficiale dei tubi in carbonio Rettifica e protezione con vernice anti UV
Terminali dei tubi in carbonio Lega Halo 25
Tubo interno della struttura truss Fibra di carbonio ottenuta per laminazione
Appoggio per la messa a fuoco Lega Halo 25, spianato con precisione di 0,1 mm.
Ovalizzazione di UnitorK 0,1 mm. sulle parti lavorate, 0,0 mm.  indotta
Ventilazione forzata sulla superfice ottica
Flessione orizzontale di UnitorK non misurabile
 caratteristiche soggette a variazione senza preavviso

 

cod. prod.  UNITORK 25 unità di vendita: metro lineare

nota: il tubo viene venduto come unità di vendita al metro. UnitorK è GIA’ provvisto dei supporti laterali per l’attacco all’asse, e del sistema di traslazione per il supporto AxyS o similare. Chiedere ulteriori info a info@northek.it

UnitorK di NortheK è un progetto modulare. Nasce come componente base per intubazione di telescopi riflettori da 250 mm.
La progettazione di UnitorK prevede innumerevoli varianti, sia ingegneristiche che dimensionali. Puo’ essere adattato a serrurier totalmente aperti, a serrurier semi aperti o totalmente chiusi, usando il traliccio come rinforzo strutturale.
La variabilità progettuale pemette l’adattamento di UnitorK per diametri da 250 mm. a 800 mm., per montature alla tedesca o monobraccio e per montature a forcella. L’applicazione della fibra di carbonio è fondamentale, ma in caso di strutture molto grandi è possibile la sua sostituzione con parti totalmente metalliche.
Puo’ essere usato anche per telescopi rifrattori di notevole diametro e lunghezza focale. UnitorK è una soluzione semplice ed economica, che consente di sfruttare al massimo le prestazioni ottiche del Vostro telescopio.

Il Carbonio.
Nella costruzione di UnitorK si è fatto ricorso alla fibra di carbonio. Per ragioni industriali, in diametri modesti (250-400 mm.) l’impiego è strettamente limitato ai principali componenti che controllano la dilatazione termica del telescopio. Infatti, in questo genere di costruzioni, l’utilizzo della fibra di carbonio non va visto solo ed unicamente come un escamotage per il risparmio del peso – che puo’ essere al massimo intorno al 12-15% di un pari classe metallico – ma soprattutto come sistema di stabilizzazione meccanica del Vostro O.T.A. Diventa estremamente utile e piacevole poter conservare quasi integro il proprio cono di luce durante tutta la sessione osservativa, ed il complessivo miglioramento del proprio set up meccanico lo si ha abbinando UnitorK alle celle StabilobloK e AxyS.
La fibra in carbonio svolge molto bene questi compiti, soprattutto quando è realizzata tenendo presente il risultato finale e l’esigenza dell’utilizzatore. I sandwich NortheK sono realizzati con tessuti unidirezionali, facendo anche ricorso a fibra ad alto modulo, per costruzioni particolarmente impegnative si ricorre solo ed esclusivamente al carbonio ad alto modulo.
Naturalmente, per limitare i costi al pubblico, si scelgono tessuti e sistemi di costruzione opportuni,  molto performanti, ma solo dove è necessaria la loro applicazione.

Le parti metalliche.
Come si è già scritto nella presentazione, ogni parte viene lavorata a controllo numerico, partendo da piastre ottenute da colata e fresate. Questa tecnologia permette ottimi risultati nel lavoro a macchina e nel riscontro delle tolleranze meccaniche. I diametri standard usano leghe diverse a base di alluminio, per ridurne costi e pesi, ma comunque portando al massimo le prestazioni di questi manufatti.
Naturalmente per progetti “custom” o di diametro considerevole, si impiegano anche leghe ulteriormente performanti (acciai al Mn e al Cr) con prestazioni estremamente elevate e caratteristiche di dilatazione termica molto specifiche. L’impiego di questi materiali ha costi molto elevati sia per la lavorabilità, sia per il costo del materiale vero e proprio. Pertanto il loro impiego è strettamente riservato a strumenti da postazione fissa e ad elevato budget di spesa. Abbinando questi acciai ad alcuni tipi di alluminio e alla fibra di carbonio si ottiene un tubo ottico di elevatissimo standard qualitativo.
Sistemi di riscontro e montaggio a strettissime tolleranze permettono di ottenere le precisioni teoriche molto vicine alla realtà finale del prodotto.

La bulloneria.
E’ standard in acciaio inox o lega Ergal. Anche in questo caso in progetti “custom” puo’ essere realizzata in acciai speciali e con tolleranze diverse. Lo scopo è mantenere il massimo della precisione e il massimo delle prestazioni in condizioni d’uso. Prevale in questi casi, l’uso di spinature di alta precisione (H7).

 Per autocostruttori.
UnitorK viene fornito completo, montato e centrato per gli astrofili autocostruttori. UnitorK comprende anelli in lega, compreso quello terminale per il supporto del secondario, fori e filetti per implementare StabilobloK e AxyS. Ai medesimi fori si possono implementare le proprie celle o i propri supporti per secondario. Ovviamente è comprensivo di tralicciatura in carbonio, ma senza il tubo interno completo che va acquistato a parte.

La lunghezza massima disponibile è di mt. 1,20, oltre occorre ricorrere a strutture modificate che vengono progettate su richiesta.
Consigliato a chi ha una buona manualità e una preparazione meccanica almeno elementare.

Elementi costruttivi per una messa a fuoco: tipologie e criticità

La messa a fuoco in un telescopio, è uno dei tanti elementi costruttivi che ne determinano in modo preponderante il buon funzionamento.
Si è già parlato altrove della necessità di mantenere in asse perfettamente tutti gli elementi ottici del nostro tubo ottico. Questo vale per le grandi masse vetrose e di concerto anche per le piccole masse (sensori fotografici, oculari).
Questo problema delle assialità, è il VERO problema che tormenta molte costruzioni destinate al campo amatoriale. Purtroppo ben pochi se ne rendono conto, a cominciare da alcuni costruttori, che per tenere prezzi di vendita molto bassi non si curano dei concetti meccanici fondamentali e indispensabili.
Ma, senza voler esporre in analisi matematica, di dove ci portano questi fuori asse, possiamo indicare al nostro lettore ulteriori approfondimenti (vedi: Argomenti Tecnici). Secondo voi una messa a fuoco mal sistemata o peggio ancora mal costruita, vi permetterà la perfetta collimazione dello strumento? Vi permetterà la perfetta messa a fuoco (guardate in Argomenti Tecnici la fotografia di Thierry Legault in cui vi mostra come a 1/100 di mm. di sfuocamento, l’immagine sia praticamente compromessa!).
a fuoco fuori fuoco di 1/100 di mm.
(cortesia Thierry Legault)
La questione delle messe a fuoco viene affrontata mal volentieri dall’amatore. Questo atteggiamento ha ovviamente una sua ragione, la principale è che una buona messa a fuoco costa molto, la seconda è che molti telescopi per dilettanti –sia a traslazione del primario (sconsigliata in tutti i sensi), che con fuocheggiamento tradizionale – sono assolutamente carenti in questo componente. Vediamo frequentemente delle buone ottiche montate su meccaniche buone e messe a fuoco sgangherate, oppure ancora ottiche buone e meccaniche di poco prezzo……. E’ necessario essere chiari: l’astroimager o l’osservatore esperto non può derogare in alcun modo sul fatto che TUTTO il set up sia di assoluta precisione e qualità. Ci sono dei limiti imposti dal peso e dal budget disponibile. Tuttavia noi consigliamo di restare piuttosto a diametri minori ma a livelli qualitativi superiori. Non serve a nulla un bidone da 400 mm. montato alla bella meglio, in quel caso si puo’ realizzare in proprio e con poca spesa un dobson (imparando molto, e questo non ha prezzo), e divertirsi con osservazioni visuali, ma – presto – ci si accorgerà che anche in questo tipo di strumento non è saggio accontentarsi e l’esperienza e le risorse disponibili, porteranno ad un costante miglioramento del telescopio.
Nei siti dei vari produttori di messe a fuoco, manuali o motorizzate, sono pochissimi coloro che dichiarano i fuori asse effettivi (e non teorici da disegno) di cui ogni sistema soffre, anche in funzione della portata per cui è progettato e della leva che la medesima deve subire.
Non è un caso se per chi fa pura astrofotografia noi consigliamo di determinare con precisione il fuoco del sensore, smontare tutto il sistema di messa a fuoco e sostituirlo con un canotto ben calcolato e molto robusto di adeguata lunghezza, a cui lasceremo un movimento di scorrimento di 5-8 mm. e non di più, per gli aggiustamenti del fuoco. Eviteremo in un sol colpo fuori asse, flessioni, torsioni e micro spostamenti improvvisi delle masse in funzione della posizione del tubo.
In questo caso si tenga presente che esiste uno spartiacque ben preciso tra gli astroimager: fotografia con strumentazione leggera (dslr, web, ecc. e al più una ruota porta filtri), fotografia con una strumentazione pesante (grandi sensori CCD, ottiche adattive ecc. ecc.). Il primo caso non è mai fonte di problema se la meccanica del telescopio è costruita MOLTO bene e monta una messa a fuoco robusta e ben realizzata. Il secondo caso – secondo noi – va valutato insieme al cliente e esplorato in tutti gli aspetti meccanici ed ottici, soluzioni preconfezionate in questo caso non ce ne sono, e se ci sono sono a prezzi esorbitanti.
Nella fase di prototipazione e disegno dei telescopi NortheK abbiamo preso in esame una serie di messe a fuoco che il mercato fornisce belle e pronte. Il riassunto, dove ovviamente non è possibile fare nomi, è un po’ questo:
  • vengono venduti prodotti a basso prezzo che non valgono assolutamente nemmeno il basso prezzo richiesto. Provenienza orientale, destinate grazie ad un design accattivante, ad un pubblico di pochissima esperienza e che non sa valutare adeguatamente il compito di questo pezzo meccanico e della sua importanza;
  • vengono venduti prodotti a prezzo medio (250-350 euro circa), estremamente interessanti per le soluzioni adottate, ma assolutamente inadeguati a livello di precisione meccanica.
La diffusione è grande e il marketing è il motivo per cui il cliente li compera. Prove al banco danno fuori asse di 0,5-07 mm. nei casi più ottimisti, ma siamo arrivati anche oltre il mm. (ribadiamo che il nostro asse ottico deve stare entro 0,02 mm. non perché questo abbia un fondamento teorico di chissà quale entità, ma semplicemente perché questa precisione è facilmente raggiungibile e a costi decenti, ovviamente l’ideale sarebbe 0,00 mm. che non si può avere anche per le termiche e i normali valori di tolleranza delle superfici lavorate).
Resta da precisare che il fuori asse, cioè in questo caso di quanto si sposta il canotto di scorrimento interno rispetto al centro ideale dell’asse ottico traslandolo durante la messa a fuoco, è legato a tre fattori concomitanti: il peso alla sua estremità (dslr, oculare ecc.), il grado di precisione e le tolleranze con cui è costruito tutto l’insieme, la solidità a “monte” del meccanismo (cioè svergolamenti del punto in cui attacchiamo il sistema). Ovviamente non parliamo e non consideriamo i fuocheggiatori che già arrivano storti dalla fabbrica, e sono più di quanto si pensi.
Detto questo, e lasciando fuori dal discorso i meccanismi estremamente sofisticati e costosi, di messa a punto che vengono usati in campo esclusivamente fotografico (con corse di 9-15 mm.), a livello più amatoriale e meno specialistico emerge in tutta la sua importanza il concetto che, guarda caso, anche questo pezzo del telescopio è fondamentale per il risultato finale.
Ci sono quattro tipi di messa a fuoco fondamentalmente (sempre escludendo i set appositamente studiati per i ccd):
  1. messa a fuoco tipo cryford;
  2. messa a fuoco pignone cremagliera;
  3. messa a fuoco pignone cremagliera conici;
  4. elicoidale.
Tutti e tre i modelli hanno uno sparpagliamento generalizzato un po’ in ogni tipo di telescopio, marca o modello. Mentre il modello elicoidale è quasi scomparso dal mercato.
Messa a fuoco tipo cryford.

(cortesia Feather Touch)

Come si può vedere dall’immagine il cannotto di traslazione è spinto avanti e indietro da una rotellina posta sopra o sotto di esso che per attrito effettua lo spostamento.
L’idea è molto buona, ma – per funzionare bene – ha assolutamente bisogno di una meccanica eccelsa con pochissime imperfezioni ed inoltre questa meccanica non deve essere eccessivamente leggera. Osserviamo alcuni prodotti di massa (orientali), se ne abbiamo voglia possiamo prendere uno qualsiasi di questi sistemi, smontarlo e con un calibro ricavare tutte le misure. Poi con un semplice programma anche scolastico di CAD si può riprodurre il disegno e capire da  soli  senza nessuna esperienza meccanica dove il costruttore è dovuto scendere a compromessi per abbassare il costo finale del manufatto.
Il problema della messa a fuoco di tipo Cryford è fondamentalmente che non può tollerare carichi gravosi, in quanto il sistema di frizione, per quanto preciso, non riesce a mantenere stabile il sistema assialmente. Ecco perché per applicazioni complesse, con set up particolarmente complicati ma che richiedono assolutamente la precisione, non si può (o non si dovrebbe) usare questo sistema.
Il sistema frizione/cannotto è legato alla precisione con cui viene realizzato. Il cannotto è rettificato? Qual è il grado di rugosità superficiale del medesimo? E dove appoggia il sistema frizione si creano delle ovalizzazioni del sistema stesso (di norma: si) che ne compromettono il funzionamento?
Quando si sceglie una messa a fuoco Cryford è necessario scegliere il meglio disponibile sul mercato, questo è importante, perché se non lo si fa e si compera “al ribasso” saremo condannati ad innumerevoli problematiche, non ultimi i continui slittamenti verso il basso del set up applicato. Il problema quindi della stabilità del cannotto e del fatto che risponda più o meno prontamente ai comandi delle manopole è un problema reale, talvolta i costruttori meno seri applicano delle vitine regolabili dall’utente, che modificano la pressione dell’asse di trasmissione del moto al tubo traslatore. Questo è deleterio per due ragioni ben precise: denota che le tolleranze progettuali sono così ampie che non si riesce a garantire nemmeno dalla fabbrica il funzionamento del pezzo, l’utente non riesce ad ottenere una regolazione opportunamente calibrata. In prodotti migliori questo sistema di regolazione viene mantenuto, ma per accedervi è necessario ricorrere a chiavi, segnale ben preciso che chi ha progettato ha progettato con criterio e ritiene che il settaggio vada fatto solo in casi estremi.
Anche il fatto che la corsa del cannotto venga guidata da più cuscinetti non ha un gran significato. Se la costruzione è precisa possono bastarne 2 di adeguata qualità e robustezza, ma se ne possono mettere un numero infinito peccato che non spetta a loro mantenere l’asse ottico.
Messa a fuoco pignone e cremagliera.

 

 

Questo è stato il sistema usato per la gran parte degli strumenti amatoriali e non solo, fino a qualche anno fa.
In effetti ha un funzionamento molto regolare e molto prevedibile. Quali sono i problemi che si incontrano con questo sistema? Il primo è sicuramente quello legato alla qualità meccanica dell’insieme. Esistono strumenti che montano questa messa a fuoco, magari anche telescopi di pregio, che però soffrono di questa scelta. Mancanza di fluidità e precisione del posizionamento sono i due punti cardine negativi di questo metodo. Resistenza anche a carichi elevati e possibilità di rinforzare il cannotto sono i due punti positivi riscontrati.
Anche in questo caso, la scelta è da operare solo se si è certi che la costruzione meccanica è adeguata e ben fatta, in caso contrario non ci sono motivazioni che ne giustifichino l’acquisto.
Il principale problema è dato dal “salto” che il pignone deve fare sulla cremagliera, è infatti indispensabile che tra i due esista un minimo di gioco (che nell’osservazione si manifesta come un piccolo dondolamento dell’immagine), a meno di comprimere il tutto con tolleranze al limite, ma questo porta un vantaggio sul grado di precisione, ma un grande svantaggio sulla fluidità del meccanismo. In altre parole se dovremo poi osservare ad alto ingrandimento e dovremo lavorare un pochino sulle manopole di regolazione faremo molta fatica ad ottenere un fuoco ottimale. Questo è un problema che non esiste nei rifrattori a lungo fuoco, dove la sensibilità agli spostamenti del piano focale è molto minore.
Messa a fuoco pignone e cremagliera coniche.
Se ci apprestiamo ad utilizzare set up di peso considerevole (per esempio CCD, ruota portafiltri, ottica adattivi, oppure sistemi a proiezione con oculari di pregio e moltiplicatori, ecc. ecc.), diventa indispensabile pensare a questo tipo di messa a fuoco.ù
Il concetto costruttivo è come per la precedente, ma il fatto di avere il pignone e la cremagliera conici elimina in un sol colpo gran parte dei giochi, non obbliga a serrare eccessivamente il sistema e permette quindi anche regolazioni del fuoco molto fini con i sistemi di riduzione.
Anche il problema dello spostamento assiale è molto ridotto, a patto che tutto l’insieme sia costruito a regola d’arte. Sia questo metodo che il precedente sono i più indicati per le motorizzazioni, il sistema cryford resta vincolato a pesi accessori non eccessivi (una buona regola è ridurre del 20% il massimo carico dichiarato dal costruttore, in questo caso avremo un margine di sicurezza effettivamente valido).

(cortesia Feather Touch)

Come si vede dalla figura, questa messa a fuoco è notevolmente impegnativa, sia dal punto di vista qualitativo che meccanico. Di suo ha già un peso notevole, ma è anche l’unico modo per garantire che il sistema mentre trasla non si sposti dal proprio asse ideale e che soprattutto non fletta durante – ad esempio – una ripresa fotografica.
Messa a fuoco elicoidale.

 

In voga fino ad alcuni anni fa, è stata poi praticamente abbandonata dal mercato. Questo è dovuto più al tentativo di introdurre nuovi sistemi vendibili che non a ragioni di ordine tecnico.
Se, e ripetiamo il se, è costruita con tutti i criteri necessari di precisione meccanica, il sistema elicoidale è l’unico che effettivamente può dare garanzie di qualità, anche a carichi elevati e anche in caso occorra una regolazione molto fine del fuoco.
Questo sistema richiederebbe un trattato a se stante perché la sua concezione deve superare quella originale (cioè un cannotto che si svita o avvita da una basetta – vedi foto), oggi esiste l’esigenza di sistemi molto più complessi, dove:
  • non ci sia la rotazione del campo in fase di traslazione;
  • sia consentita la rotazione del campo con precisione, per poter impostare il campo inquadrato dal sensore, e che questa rotazione non disassi in alcun modo l’asse ottico;
  • si possa disporre prima a livello meccanico e poi elettronico di movimenti molto veloci e di micro spostamenti (in pratica come le demoltipliche degli altri sistemi);
  • la corsa sia – entro quanto consentito dal peso del sistema – abbastanza lunga per poter utilizzare tutti i sistemi di ripresa od osservazione visuale.
Ad oggi costruire un siffatto strumento non è per nulla semplice e per nulla economico. I problemi tecnici da risolvere sono enormi e rimane quindi un tipo di accessorio fuori dalla
portata dell’amatore dotato di piccoli strumenti, il costo ed il peso sono due elementi preponderanti. Tuttavia in telescopi di diametro interessante (400 mm. per esempio), questo è
un progetto estremamente valido, posto che venga studiato ed analizzato in ogni dettaglio, come per esempio i tipi di metalli da impiegare, i trattamenti superficiali dei medesimi, le
tolleranze di esecuzione e via discorrendo.
Dall’elenco delle varie tipologie che abbiamo affrontato, rimangono esclusi quei sistemi particolari nascono per applicazioni specifiche: sistemi a piastre, sistemi a pantografo, ecc. Si tratta quasi sempre di ottime realizzazioni, con corse ridottissime e costi di conseguenza. La loro implementazione è destinata praticamente a grandi strumenti per uso fotografico. Scarteremmo a priori tutti quei sistemi che presentano molle di richiamo o tensionatura. Questo è un semplice sistema per mantenere sempre precaricato il cannotto, ma è anche indice di scarsa precisione meccanica, e – fatto ancor più grave – il sistema a molla commerciale non permette di prevedere a priori con precisione il comportamento della medesima.

Elementi di valutazione generale.
Riassumendo le poche righe scritte fino ad ora, è tassativo che il sistema di messa a fuoco risponda ai seguenti requisiti:

  •  per uso visuale
  • movimenti precisi e fluidi;
  • assenza di giochi anche minimi del cannotto di scorrimento;
  • sede per il barilotto dell’oculare precisa che non presenti spostamenti assiali del medesimo in fase di bloccaggio (ideale un sistema conico autocentrante);
  • punto di messa a fuoco non estremizzato ma che consente ancora un po’ di traslazione intra ed extra, per almeno 10 mm.
  • se non previsto in fase di costruzione del telescopio, la messa a fuoco deve avere la possibilità di regolare il piano della basetta di supporto con quattro grani angolari.

  • per uso fotografico
  • come sopra, ma con demoltiplica;
  • possibilità di motorizzare l’insieme, sia in manuale che con pc;
  • assoluta assenza di flessioni del cannotto;
  • assoluto mantenimento del centraggio rispetto all’asse ottico;
  • possibilità di applicare un sistema di rotazione per impostare il sensore secondo le dimensioni lineari dell’oggetto da riprendere;
  • corsa non estremamente lunga del cannotto, o applicando ruote portafiltri e accessoristica varia, avremo inevitabilmente flessioni e torsioni del blocco; a tal proposito meglio utilizzare una serie di prolunghe robuste e opportunamente calcolate;
  • diametro interno calcolato in funzione del campo di piena luce desiderato in modo da non avere poi effetti di vignettatura delle immagini;
  • possibilità di registrare il piano della messa a fuoco rispetto alla culatta del telescopio, per determinare con precisione l’entrata del cono di luce e il relativo posizionamento sul sensore.
Un punto dolente di molte messe a fuoco commerciali è che devono poter lavorare con barilotti di oculari di diversa provenienza. Se si vuole fare una ricerca approfondita e si misurano questi barilotti, si avrà la sgradita sorpresa di trovare tolleranza molto molto ampie, che derivano sia da lavorazioni grossolane, ma anche e soprattutto dalla necessità di infilarsi adeguatamente in messe a fuoco che a loro volta sono costruite piuttosto alla buona. Nel dubbio i costruttori rimpiccioliscono i barilotti. Esito: oculari sempre fuori asse. Abbiamo testato diversi fuocheggiatori e l’unico costruttore che ha dato dei responsi ripetitivi come tolleranza di lavoro è Feather Touch.
Certamente l’optimum sarebbe costruire una messa a fuoco proprietaria, con innesto conico autocentrante, e ovviamente tutta l’accessoristica costruita e calibrata per la medesima. Solo in questo caso si possono garantire dei parametri di alta precisione, che – sia ben chiaro – non sono un capriccio, ma una condizione inderogabile per sfruttare al massimo la correzione ottica e le qualità del nostro tubo ottico. Pochi sono i costruttori in grado di realizzare in modo corretto la catena ottica e meccanica sia visuale che fotografica di uno strumento astronomico.
NortheK © riproduzione vietata