Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

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maxproject
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Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

Messaggio da maxproject »

Ovviamente.............

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Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

Messaggio da maxproject »

Nel nostro lavoro di monitoraggio quotidiano siamo incappati in un filmato di un competitor non italiano, che cerca di porsi nella fascia alta come prestazioni (ma di prezzi bassi, e poi un giorno spiegheremo perchè), montando una scenografia interessante. Sappiamo che questo operatore usa il nostro sito come riferimento e notiamo, anche, che la sua proposta viene modificata a mano a mano che ne ricava elementi interessanti di miglioramento.

In uno strumento fotografico con un filmato molto interessante mostra come intende inserire il treno ottico e di ripresa, posteriore, al telescopio che propone.

Ma l'esigenza di abbassare i costi gioca brutti scherzi. In "telescopi a confronto" mostreremo più avanti bene il concetto. Come puo' confermare qualunque astroimager deep sky le prolunghe avvitate, in sensori grandi, sono un problema.

Abbiamo, nel caso in oggetto, la culatta del telescopio a cui viene avvitata una prolunga (primo filetto), la medesima è poi allungabile tramite un filetto posto a metà e una ghiera di bloccaggio(secondo filetto), poi si mette la messa a fuoco e dietro la medesima un riduttore tenuto da due viti laterali che teoricamente dovrebbe tenere in asse una camera da due chili e mezzo.

Manca ancora la ruota portafiltri e la guida fuori asse che presumibilmente andranno al posto della prima prolunga, obbligando all'inserimento di altri filetti.

Quanto è preciso un filetto "preciso" fatto su alluminio, rispetto all'asse ottico? E questa precisione va ad inficiare quella di una messa a fuoco da 2500-3000 euro?

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Messaggio da maxproject »

Ovviamente i 2500-3000 euro per la messa a fuoco sono in strumenti fotografici per deep sky, con piacere vediamo che anche in strumenti mass market si montano messe a fuoco da 8-100 euro. Ci sono vie di mezzo che funzionano benino anche in funzione della focale utilizzata.

Come mai le foto di questi mass market sono molto belle? Ci sono due ipotesi plausibili:
a) tutta questa precisione non serve
b) .............


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Messaggio da maxproject »

Nei giorni scorsi abbiamo avuto occasione di provare un rifrattore APO da 120 mm che ad una prima osservazione esteriore sembra veramente ben realizzato.

Le finiture sono molto ben eseguite e anche la linea estetica è di ottimo livello. L'ottica è inserita in una barilotto non collimabile, con le ghiere incollate (per evitare appunto che il cliente sviti e faccia poi guai). Nel complesso un buon strumento con una resa ottica discreta (pur con delle riserve).

I guai sono iniziati nell'inserimento degli accessori (deviatore o raccordi) nella messa a fuoco.

Il gioco sull'asse è di ALCUNI MM. e questo con accessori di marche diverse, segno che inequivocabilmente il draw tube ha una tolleranza fuori norma.

Domanda: puo' questa deviazione inficiare il risultato in uno strumento fotografico?

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Messaggio da maxproject »

Vorremmo spiegare tanto di più, perchè assistiamo a costruttori che prendono letteralmente per il didietro i loro clienti, ma come si fa? Il nostro è un forum commerciale (autoreferenziale e noioso) e non possiamo dire tutto quello che notiamo, non possiamo nemmeno postare immagini e disegni o calcoli che dimostrano le nostre ragioni.

Piuttosto chi ha dubbi puo' chiedere. Il servizio è gratuito.

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Messaggio da maxproject »

Non è secondario a questo argomento il fatto del corretto posizionamento e mantenimento in sede degli elementi ottici costituenti un tubo ottico a rifrazione. Quando si effettua una prima grossolana collimazione è molto facile (e frequente) trovare e rilevare uno o più elementi dell'obiettivo non perfettamente ortogonale con l'asse ottico.

A scanso di equivoci e per pulire il tavolo da intromissioni noiose, diciamo subito che gli elementi ottici devono essere ortogonali. I raggi delle singole superfici sono calcolati tenendo conto di una ortogonalità molto stretta. Inutile affannarsi a dimostrare il contrario.

La causa primaria di questo difetto risiede in due elementi:

a) la cella realizzata con poca cura
b) un montaggio veloce senza verifiche, per contenere i costi.

Ne consegue che anche (soprattutto in sistemi pesanti a tre o più elementi) le deformazioni della medesima cella sono fondamentali. Si puo' obiettare che comunque il peso dei vetri è esiguo e quindi non ci sono questi pericoli, ed in effetti dovrebbe essere così, salvo il fatto che negli strumenti destinati agli amatori le meccaniche sono costruite con molta attenzione al peso e non alla resistenza strutturale.

Si può verificare questo disassamento? Si in modo veloce e pratico con un semplice sistema di collimazione retroilluminato a cannocchiale.

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Messaggio da maxproject »

Pero' un dettaglio da questa lunga discussione lo abbiamo saltato.

Secondo voi quando si calcola la struttura di un telescopio, qual'è la parte che funziona come collo di bottiglia? E' molto semplice.

La messa a fuoco.

I calcoli strutturali ed il progetto devono essere fatti in funzione della portata massima dichiarata per la messa a fuoco, cercando di prendersi dove possibile un buon margine di sicurezza. E' ovvio ma non intuitivo che con una messa a fuoco con portata garantita dai fuori asse per 2 kg, una struttura progettata per portare un treno fotografico da 9 chili non serve a un gran che.

Ovviamente, oltre alla portata della messa a fuoco, nel nostro tubo calcoleremo i pesi di tutti i componenti e il loro comportamento una volta assemblati. Vale a dire che se mettiamo una messa a fuoco da 2 " con portata di 2 kg, in un telescopio da 400 mm, dovremo comunque calcolare la cella in modo adeguato e i carichi nella struttura per uno specchio da 13 kg ecc......

Domandatevi perchè gran parte dei telescopi sono carenti nella messa a fuoco. Ovvio: hanno fatto il ragionamento al contrario.

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roby2008
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Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

Messaggio da roby2008 »

La stabilita’ del canotto del proprio fuocheggiatore, quando alla sua estremita’ viene inserito un accessorio pesante come ad esempio un visore binoculare, e’ un problema che non viene preso seriamente in considerazione dagli appassionati. Tuttavia se usiamo una messa a fuoco Crayford economica, come quelle equipaggiate in molti telescopi consumer (e non solo), il problema sussiste e si puo’ dimostrare. Per affermare quanto detto, ho rimosso il JMI EV-1c sul Dall Kirkham e inserito un Crayford di provenienza orientale che presenta una escursione di 60 mm. Con il telescopio in posizione orizzontale e il fuocheggiatore completamente retratto, ho posizionato a “zero” un comparatore centesimale a quadrante sulla corona esterna del draw tube. In seguito ho inserito il visore binoculare compreso di diagonale prismatico e degli oculari Ortho Genuine 18 mm di focale.

Il peso del Mark V e degli oculari, 1340 grammi, ha inclinato il centro ottico del draw tube di 12 centesimi di millimetro. La stessa operazione eseguita alla massima escursione aveva determinato uno scostamento di 84 centesimi di millimetro(*). Pensiamo di fare alta risoluzione in queste condizioni? Probabilmente si, se ci si accontenta, ma l’ immagine vista agli oculari e’ meno contrastata e meno ricca di dettagli fini, se confrontata con l’ immagine osservata da uno strumento perfettamente collimato.

Quanto scritto sopra, e’ stato accertato osservando Saturno a cavallo dell’ opposizione di quest’ anno, nel periodo compreso fra Aprile e Maggio. Il fuocheggiatore JMI EV-1c e’ un crayford da due pollici, completamente rotante a 360° per mezzo di una flangia di interfacciamento (sostituita in seguito da un nuovo congegno autocostruito) a profilo cilindrico che accompagna in sede il corpo del fuocheggiatore tramite due grani in nylon e da una vite a testa zigrinata, posizionati di lato a 120°.

Per ruotare il fuocheggiatore, accessoriato con il Mark V, si deve allentare di un paio di giri la vite a testa zigrinata. L’ intervento tuttavia da origine ad una separazione momentanea delle due unita’ e l’ effetto si evidenzia come uno scostamento del draw tube dal centro ottico di 92 centesimi di millimetro. Questa imperfezione (nel bene e nel male) mi permette di simulare un fuori asse inclinato e di verificarne le conseguenze.

Osservando Saturno con il draw tube inclinato di 92 centesimi di millimetro, si e’ evidenziato una riduzione della percezione dei dettagli e del contrasto globale dell’ immagine, rispetto alla stessa immagine osservata con il fuocheggiatore perfettamente collimato. Queste impressioni, ovviamente, possono non essere condivise. Molti appassionati infatti inseguono teorie formulate per convinzione o con simulazioni realizzate al computer. Ma una teoria richiede l’ applicazione di procedimenti logici complessi per raggiungere conclusioni, a partire dalle premesse, che possono essere confrontate solo con l’ osservazione.

(*) Per confronto, il Feather Touch 3545 inserito sul rifrattore apocromatico non ha ostentato il minimo scostamento del draw tube (la lancetta del comparatore e’ rimasta immobile sullo zero). Il fuocheggiatore, in questo caso, ha dimostrato un’ eccellente resistenza ai carichi elevati, persino alla massima escursione (114 mm). Anche il JMI EV-1c, che presenta un’ escursione del draw tube di soli 16 mm, ha superato brillantemente la prova.

Ciao
Roberto MIlan



Edited by roby2008 on Oct 2, 2012 at 07:54 PM

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maxproject
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Questo post di Roberto spiega anche a chi si ostina a presentare simulazioni da pc che pure in visuale una meccanica impeccabile ha i suoi plus.

E noi aggiungiamo che nell'uso fotografico di qualità, questa precisione ottimizzata per il visuale non è ancora sufficiente.

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Messaggio da maxproject »

14000 letture per un post sugli assi ottici e meccanici, ci fanno pensare che questo è il problema principale degli astrofili.

Strano che tutti si siano affannati per anni a discutere dei test interferometrici lambda/100 e di super sensori........ Come mai questo tema non è mai emerso in modo così continuativo e insistente? E come mai alcuni cercano di dimostrare esattamente il contrario affermando che costruzioni alla traballero sono costruzioni geniali?

Quanta parte dell'immagine viene distrutta dai fuori asse? Nessuno lo ha misurato ma - magicamente - quando si inizia ad usare un telescopio fatto benaccio si nota la differenza. Il che sta a dimostrare che la parte rovinata sul piano focale è ben più di "qualcosa".

La lotta contro peso (massa) e prestazioni è costante e obbliga a scendere a compromessi in alcuni casi. Ecco perchè noi cerchiamo di usare i compositi, non per vezzo o per moda.

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