Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

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maxproject
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Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

Messaggio da maxproject »

Daniela ha iniziato a discorrere di questo argomento (quello degli SC commerciali) in un post apposito, in modo che sia facilmente leggibile e ben individuabile dagli utenti.
Dunque noi torniamo all'argomento di questo lungo post che con nostro grande piacere è molto letto dall'alto numero di non loggati che vediamo tutti i giorni.
Abbiamo spiegato a grandi lineee in modo grossolano (si, ovvio, i trucchi del mestiere non li postiamo, non è il caso di insegnare ad altri assemblatori come si fanno alcune cose), come e dove si presentano i problemi di distorsione nel supporto della messa a fuoco.
In NortheK si è ragionato parecchio su questo tema, si sono rifatte per tre volte le celle e le controcelle della serie 250, e si è fatta una serie infinita di misure al banco (misure meccaniche). Ora siamo certi di aver raggiunto il massimo che il budget di spesa consente, meglio si può ancora fare ma a costi molto (molto) più alti.
Un elemento da non trascurare, quando si usano lamierati sottili (p.e. 5 mm. dove già la lavorazione di precisione alla fresa va fatta con i dovuti accorgimenti o si deforma tutto), è la capacità di creare sistemi di rinforzo inerti in tutta la struttura. Se infatti usiamo sistemi spianati almeno a 0,1 (ma misuriamo spesso 0,01) è poi inutile permettere che questi siano soggetti a flessioni maggiori.......
La regolarità di un filetto ad esempio, ed il suo buon funzionamento, dipende anche da questo e in strutture in lega in cui è facilissimo rovinare il medesimo, è fondamentale.
Abbiamo visto un blasonato RC italiano di grande mole, con tutti i filetti storti, tanto che ci pensava la vite a scavarsi la sede........
Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Non dimentichiamo che la cella per primari StabilobloK 25 va ad innestarsi su di un anello sempre in lega spianata dello spessore esiguo di 5 mm. è questo anello che si incarica di mantenere al suo posto la cella e di far partire il tubo UnitorK con i sistemi di innesto degli snodi sferici, ecc.
Un anello siffatto di notevole diametro (360 mm) presuppone una progettazione e una lavorazione molto attenta, sopratutto perchè è sottile e quindi soggetto a molte deformazioni.
Nel progetto ci si scontra con un problema fondamentale che è quello del peso, cosi' purtroppo importante in questi piccoli diametri, e che complica di molto le capacità costruttive eliminando soluzioni semplici e a buon mercato.
Naturalmente non possiamo spiegare come, ma si è riusciti a raggiungere il risultato richiesto (toll. 0,1 mm senza nessuna deformazione sul piano o sulla figura geometrica), questo è estremamente importante in funzione del fatto che dobbiamo garantire il piano della cella (non si può compensare con i regolatori micrometrici, sarebbe una inesattezza procedurale attuata per rimediare un errori di costruzione, il che non si addice ad un disegno ben pensato e soprattuto ben attuato a livello industriale.
Resta dunque da domandarsi come si possa pensare in sistemi realizzati magari a fusione e con un tubo di alluminio calandrato attaccato con tre viti, come il progettista possa pensare di mantenere determinati standard qualitativi. Eppure comperano e pagano cifre salate.....
Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Nella serie 350 in fase di disegno in questi mesi, si sono affrontati tutti i temi o si stanno affrontando, di cui abbiamo parlato nelle pagine precedenti. In questa serie di strumenti - che saranno presentati al mercato come top di gamma (non abbiamo nessuna intenzione di fare concorrenza alle produzioni cinomessicane ne tantomeno a costosi tentativi commerciali che non hanno poi un riscontro tecnico specifico), mantenendo sempre come punto fermo la precisione della realizzazione.
Vogliamo che il prodotto sia un vero strumento tecnologico di alto livello che performi al massimo con il diametro ottico di cui dispone. Via le cose inutili, grande spazio agli accorgimenti meccanici e strutturali per eliminare ogni e qualsiasi presupposto di interferenza prestazionale con le ottiche.
Per poter far questo e rendere tali strumenti accessibili agli astrofili è necessario eliminare dal tubo ottico tutte quelle "novità" commerciali che spesso si traducono in un aumento dei costi, ma non in un aumento delle prestazioni finali.
Sono strumenti come è ovvio vocati ad una postazione fissa su montature adeguate, solo cosi' potranno essere sfruttati al meglio delle loro potenzialità.
Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Dando per scontato che quando si colloca la piastra posteriore del tubo, con collegata la cella portaspecchio, quest'ultima stia al suo posto senza avere dei "flop" imprevisti e variabili in funzione del centro di gravità, avremo dunque un punto di partenza abbastanza preciso. Ci penseremo poi al centramento dello specchio primario nella medesima, con la cura e le precisioni necessarie, in modo tale che sul vetro non ci siano forze (o siano quantomeno realmente ridotte al minimo) di alcun genere che vanno a deformare il fronte d'onda.
Il nostro problema degli assi - meccanici - aumenta e cresce con la lunghezza del tubo ottico, nel caso di UnitorK il traliccio truss in carbonio. Questo traliccio è stato progettato e costruito in modo ben preciso e ponderato, i tubi in carbonio sono con inserti in alto modulo e con una tipologia di tessuto adeguata a questi scopi. Non ha molta importanza il fatto che i tubi del traliccio siano molto precisi esternamente (mentre lo sono internamente ovviamente), dovremo infatti attraverso il settaggio degli snodi portare in asse la parte terminale.
Ora osservate la parte terminale, considerate quello che abbiamo scritto relativamente al primo anello di partenza del truss e traslatelo nell'ultimo anello, ora capite perchè c'è un terzo anello che si incarica di scaricare tutte le forze distorsive di AxyS........
Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

AxyS è un pezzo meccanico molto complesso, sicuramente molto di più dei due soliti dischetti con le tre vitine radiali. Stiamo parlando di assi in acciaio rettificati, cuscinetti assiali, sistemi di scorrimento e filettature microfini, in modo da far perfomare la collimazione anche ad elevatissimi ingrandimenti.
Tutto questo ha un prezzo: il peso. Parliamo di un peso sempre contenuto, ma notevolmente superiore a quello di tanti altri.
Abbiamo per prima cosa realizzato lo spider in acciaio e non in alluminio, poi lo abbiamo ancorato al blocco centrale con della bulloneria molto resistente che si innesta in due blocchi di alluminio ben distanziati e mantenuti in asse da delle barre in acciaio. Ogni elemento distorsivo è stato eliminato, quale che sia la forza di trazione o di leva applicata al sistema.
Questo è fondamentale, prima di tutto perchè quando effettuiamo il centraggio è importante che questo venga mantenuto. Gli assi meccanici nascono dal progetto, ma vanno poi settati al banco e successivamente allo star test. Tutto l'insieme degli elementi , ciascuno con il proprio asse, deve lavorare all'unisono e non variare di propria iniziativa per le termiche o per forze meccaniche.
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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Tornando un attimo sulla cella per primari, vorremo sottolineare solo ancora un aspetto, relativamente al fatto che noi nei telescopi con fuoco posteriore cerchiamo di dare il maggior back focus possibile. Questa esigenza - secondo noi importante - strettamente amatoriale e per strumenti ad uso generale (anche se specializzato, ma sempre un po' generico quando finisce nelle mani di un amatore), ci ha obbligati ad uno studio accurato delle leve di cui abbiamo parlato in precedenza e con la massima attenzione nel non portare flessioni strane lungo il percorso ottico, sia nella raccorderia ma anche e soprattutto in tutte le piastre di collegamento.
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Parrebbe che, a conferma di quanto andiamo dicendo, anche i sostenitori di questa tesi sull'inutilità di certi accessori qualitativi, si stiano ricredendo, e non poteva essere altrimenti.

Ad una logica ferrea non si puo' rispondere con degli assunti puramente teorici postati a suffragare scelte molto discutibili.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Ancora su questo argomento delle assialità. Abbiamo in questi giorni smontato un blasonato strumento fotografico, che ha da sempre dato problemi fin dalla consegna al cliente, ed abbiamo iniziato a verificare perchè in un uso fotografico si presentano gravi difetti di qualità nell'immagine.
A parte una certa ingenuità costruttiva e una assoluta assenza di componenti, tanto da doverci chiedere come e perchè si venda uno strumento a quel prezzo, ci sono fin da subito dei pesanti problemi di esecuzione del manufatto.
Non vengono rispettate in alcun modo le misure con tolleranze assolutamente non accettabili per un telescopio provvisto di lastra corretrice. Il tubo è storto (è un calandrato in alluminio, bloccato con dei rivetti all'interno, saldato e poi finemente levigato, tanto da sembrare un monolitico), e per storto intendiamo la non ortogonalità dei terminali, il menisco risulta forzato sempre e solo da una parte, tanto che il sistema arcaico di ritenzione si è stortato in fase di montaggio.
Con questi presupposti diventa molto difficile poter apportare delle correzioni costruttive, e veramente funzionali allo strumento.
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Messaggio da maxproject »

Accidenti certo che a leggere in giro se ne imparano di cose.
Leggiamo in un post di un forum popolare che un astrofilo molto esperto in rifrattori consiglia al suo amico di intubare un rifrattore di alta classe (e di diametro consistente) in un tubo di alluminio di 2 mm., ma meglio 3 mm. perchè se no il filetto della cella non tiene.
Se questi sono i presupposti tecnici per creare e far performare un ottica da migliaia di euro, diremmo - con modestia e sottovoce - che certi consigli è meglio tenerseli per se.
L'estensore si è reso conto che filettare tre mm. di alluminio al tornio vuol dire avere forse un mm. di alluminio intorno alla cella? E si è reso conto che la semplice operazione al tornio di questo processo rendera fuori asse per svergolamento tutta la struttura?
Se proprio si vuole percorrere questa strada, si deve partire da un tubo di almeno 5 mm di alluminio di spessore (5 per parte) e eventualmente alleggerirlo per un mm verso la parte centrale.
Meglio sarebbe costruire una controcella dal pieno con i giusti calcoli strutturali adeguati a mantenere in asse il prezioso obiettivo, e a questa collegarsi si con un tubo da 3 mm di spessore (non due).
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daniela
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Messaggio da daniela »

Ma una domanda: questo esperto e' quello che ha dichiarato di aver sbagliato il dimensionamento del proprio rifrattore, per giunta con una cella affetta da forti tensionamenti? perche' se cosi' fosse almeno abbiamo capito i problemi tecnici (e concettuali) dove stanno.
Massimo apprezzamento per chi prende l'iniziativa e decide di intubare, e NortheK rimane a disposizione per fornire suggerimenti a tutti coloro che ne necessitano, cosi' da evitare questi inciampi dovuti alla scarsa conoscenza della meccanica di base, che diventa un problema in telescopi con obiettivi pesanti e focali di conseguenza.

Daniela

"L'essenza della liberta' e' la matematica"