Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

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maxproject
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Assialità assi ottici e complicazioni meccaniche.

Messaggio da maxproject »

Da tutto il minestrone di cui sopra, possiamo purificare la vera essenza del ragionamento.
E' perfettamente inutile utilizzare ottiche di altissimo livello se la meccanica non è di conseguenza.
Questo assioma, non discutibile e non soggetto a deroghe, è stato più e più volte spiegato da noi e da altri astrofili conosciuti e preparati.
La qualità dell' ottica usata deve essere uguale alla qualità della meccanica costruita, se ci sono delle disparità, queste emergono e deteriorano in modo indiscutibile il risultato finale.
Nel caso di NortheK (parliamo di noi, perchè noi sappiamo quel che facciamo in casa nostra, ma non sappiamo quello che gli altri fanno a casa loro), lo standard ottico usato è perfettamente allineato con la qualità meccanica proposta, e tutti e due sono perfettamente equilibrati col prezzo di vendita. Si può avere di più spendendo molto di più, ma questa è una scelta di marketing della società ovviamente.
Possiamo significare con questo, che è ancor più facile (si più facile) costruire meccaniche più precise a tolleranze ristrettissime, ma questo sarebbe uno squilibrio con il prezzo richiesto al cliente.
La qualità globale del prodotto si valuta dai dettagli. Abbiamo scelto una nota marca di messe a fuoco, questo non è stato fatto a casaccio ma con criteri precisi e testando alcuni prodotti presenti sul mercato. L'azienda da noi scelta rappresenta un ottimo rapporto qualità/prezzo che si sposa in modo adeguato alla nostra politica produttiva e qualitativa.
Troppe volte abbiamo messo al banco rinomate messe a fuoco con fuori asse spaventosi per non parlare di flessioni del canotto di scorrimento, quanto poi alla tolleranza del diametro in cui si infilano gli oculari....beh armatevi di nastro isolante. Eppure ci sono marchi che costano come i prodotti da noi scelti, o poco più o poco meno, ma poi vai a vedere come sono fatti e ........si capisce ancor prima di misurare che quelli la fresa li ha sfiorati appena, che non ci sono state misurazioni di riscontro, che....................
Torneremo ancora.......
Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

E a questo punto diventa molto difficile poter stabilire quali sono i criteri di "precisione" che ci necessitano. A questo potremmo rispondere: in funzione della qualità dell'ottica.
Ma - naturalmente - il problema è un'altro. Strumenti accattivanti esteticamente o che fanno leva sul marchio, talvolta sono ben lontani da quello che vogliono rappresentare, purtroppo l'astrofilo ha pochi mezzi per capire fino a che punto quanto gli viene richiesto corrisponde ad un prezzo equo o a un "caro" prezzo.
Ci siamo sforzati di spiegare qui e altrove in continuazione tantissimi elementi di valutazione, noi da costruttori abbiamo altri tipi di valutazione come ad esempio le tolleranze usate, i tipi di filetto impiegati (l'ottica di alta gamma ha filettature di un certo tipo), il tipo di metallo o lega, il modo in cui questo viene lavorato, il processo, il progetto.......capiamo da soli che per il cliente è arduo se non impossibile. Ma il messaggio che si vuol far passare è quello di non farsi abbagliare da livree sgargianti o da roboanti diagrammi relativi al tripletto o doppietto che sia.......va tutto bene ma non è finita li, ci deve essere della "sostanza" dietro. Non sono gli "intubatori" per hobby che possono realizzare un prodotto di una qualsiasi valenza tecnica.
Maxproject


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Edited by maxproject on Jan 21, 2009 at 12:14 AM

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Con quanto detto fino ad ora, è necessario puntualizzare che non si deve nemmeno pensare che tutto quello proposto dal mercato sia scadente. Ci sono prodotti molto buoni perchè allineati al prezzo richiesto, prodotti che eccellono sia otticamente che meccanicamente, e diversità di rapporti anche dentro uno stesso marchio. Elementi positivi e interessanti ci sono e vanno valorizzati e noi siamo ben contenti di questo, anzi aspiriamo ad essere così o meglio di così.
Tuttavia anche questi prodotti di eccellenza hanno un particolare ** che si giustifica solo per gli articoli di eccellenza ** e cioè il fatto di costringere l'utente ad utilizzare tutta una serie di prodotti (raccorderia ecc.), appositamente costruita. E non potrebbe essere altrimenti. Se ci si spinge a livelli molto alti di prestazioni non è possibile mescolare raccordi e accessori di provenienze disparate, ciascuno con la propria tolleranza e ciascuno con i propri standard di qualità generale.
E qui torna il problema della difficoltà meccanica di tenere insieme tutto il tubo ottico e dal medesimo pretendere, cielo permettendo, il massimo delle prestazioni.
Avrete capito dopo tutti questi post quanto e come sia difficile (dovendo stare in budget ben delimitati) ottenere prodotti equilibrati e performanti, possibilmente con pochi difetti e con molte virtù.
Domandatevi dunque, quando acquistate un tubo ottico, che cosa ha pensato il suo costruttore, se è padrone delle tecniche di progettazione e assemblaggio, se ha capito il senso di quello che sta facendo e se - soprattutto - ha un concetto di qualità globale fondamentale per prodotti tecnici come i telescopi.
Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Non ci si puo' esimere da questa discussione mettendo in ballo tutte le altre questioni che sobillano l'astrofilo. Uno strumento portatile può veramente essere performante? Con chiarezza e senza tema di smentita diciamo di si, a tre condizioni:
a) diametro modesto
b) meccanica d'eccellenza
c) focale non eccessiva
Sia ben chiaro che se parliamo di strumenti molto buoni e con focali un pochino lunghe, omettiamo nomi e cognomi, le cui meccaniche e ottiche sono di assoluta eccellenza, abbiamo testimonianze di successivi problemi di gestione. Piccoli fuori asse si trasformano in gravi deficienze e la precisione ottica e meccanica di questi sistemi rende difficilissima la collimazione all'amatore, tanto da doverlo - talvolta - farlo desistere. Con questo diciamo che l'eccellenza assoluta ha come rovescio della medaglia una "desiderata" postazione fissa, una messa a punto lunga, difficile e che non può essere rifatta tutte le volte che si estrae il tubo dal baule della macchina.
Se NortheK si pone il problema nella serie 250 per mantenerla trasportabile, efficiente e perfomante a pesi "umani", non si pone il problema peso nella serie 350. Ma è ovvio: a quei diametri è praticamente impossibile far funzionare bene un telescopio dovendolo trasportare e smontare ogni volta. Poi come già detto esistono gli eroi, ma noi a livello progettuale non vogliamo porci il problema di gravi rinunce prestazionali per vendere qualche OTA in più. Non è serio.
Maxprojectr

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Messaggio da maxproject »

Il discorso ci porta dunque ad ampliare la visione sugli strumenti riflettori che abbiamo lasciato un attimo per puntualizzare quella sui rifrattori.
In linea di massima il riflettore, otticamente semplice, è estremamente complesso meccanicamente. Questo è dovuto al gran numero di pezzi che lo compongono e alle dimensioni dell'obiettivo. Parliamo sempre e solo esclusivamente di telescopi costruiti con criterio e non di prodotti di fascia economica-super economica- cinomessicana- ecc.
I fattori che si considerano in prima battuta nella progettazione della meccanica di un telescopio riflettore (ancor più a fuoco posteriore), sono essenzialmente:
- il peso dello specchio principale
- il peso dello specchio secondario
- il grado di precisione con cui si intende costruire TUTTA la meccanica
- il livello di precisione che di riflesso avro' sulla cella del primario e del secondario
- i gradi di libertà che desidero avere per la collimazione.
Particolarmente sull'ultimo punto una semplice considerazione: molti costruttori provvedono a bloccare il primario una volta collimato in fabbrica. Questa scelta non è dovuta a spilorceria ma semplicemente ad una regola mica tanto lontana dalla realtà: sono pochi gli astrofili che sanno effettuare autonomamente una collimazione, percio' meno gradi di libertà ha il prodotto, meglio è per il cliente che non si deve preoccupare di settare costantemente il proprio telescopio. Questo - che a prima vista sembra un aspetto geniale - è geniale ma solo per il costruttore (che si evita un grosso lavoro di assistenza ed istruzione e magari di recensioni negative, perchè molti scrivono ma .....), per il cliente questo è deleterio, in primo luogo per la qualità del prodotto che ne risente ed in seconda battuta perchè (lo so siamo noiosi) la collimazione fa parte del corso di prima elementare per l'astrofilo.
Il fatto che un telescopio debba essere trasportabile o funzionare su di una montatura non tanto grande ci obbliga a dei compromessi a livello meccanico. Ad esempio un tubo calandrato in alluminio che ha già i suoi problemi, dovendo essere sottile si porterà appresso ulteriori difficoltà. Al contrario una struttura come UnitorK ultraleggera ma estremamente rigida e performante grazie alla fibra di carbonio, spazza via in un solo istante sia il problema del peso che quello delle torsioni e flessioni. Si tratta di scelte senza compromessi. Nel medesimo problema del tubo in alluminio possono cascare coloro che utilizzano un tubo in carbonio non sufficientemente spesso, oppure spesso ma non progettato con le adeguate simulazioni nella distribuzione dei pesi e della leva. In questa problematica sono incappati anche produttori di prestigio.
Dietro a queste argomentazioni c'è uno specchio principale. La cella e il resto del telescopio devono essere costruiti performando alla perfezione con questo specchio. Abbiamo già detto che è meno costoso (per esempio in un 250 mm. di diametro) mettere un vetro spesso 5 cm. che non un 26-30 mm. Chi ha letto le questioni relative alla costruzione di una cella e si è documentato relativamente alle problematiche termiche, capisce al volo dove casca l'asino.
continueremo....
maxproject

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Messaggio da maxproject »

In particolare, negli strumenti amatoriali di poco pregio (non di poco prezzo, attenzione....) meccanico si usa mettere un canotto interno che sostiene tutto il primario e che garantisce anche l'assialità del medesimo con il centro della messa a fuoco. Questo è il sistema tecnicamente ed economicamente più facile da fare (da pochi euro a 80-90 euro max) e la cella è fatta.
Noi siamo molto critici su questo argomento. Evvero che si alleggerisce lo strumento, è vero che l'assialità di due componenti è teoricamente garantita (ma non è vero nemmeno questo), ma è anche vero che tutte le forze e il peso del vetro medesimo si concentrano in un unico punto. Sta alla precisione con cui viene realizzato il canotto il fatto che questi funzioni più o meno bene. Spesso si usano o-ring per forzarlo nel foro del vetro, dando la possibilità a quest'ultimo anche di seguire in un certo modo le dilatazioni. In linea di principio il vetro dovrebbe subire il minor numero di forzature possibili, questo porta a meccaniche molto più complesse e costose, tanto più se si usano specchi sottili.
Se apriamo anche un tubo ottico di prestigio molto rinomato tra gli amatori, vedremo come sia stato ridotto drasticamente ogni e qualsiasi intervento sulla cella, limitando a pochissimi pezzi (ben fatti), questa costruzione. A parte la mitizzazione di certi modelli, che porta a giudizi che non sono sempre condivisibili e molto spesso contestabili in confronti testa a testa, è necessario capire che si paga un prezzo altissimo per non aver nulla che lo giustifichi.
Ma il nostro discorso è sull'assialità degli assi e delle relative complicanze meccaniche. Alla fine se continuiamo con l'esempio sopra abbiamo pure un tubo calandrato ed un unico modello che funziona bene, tutto quelle che lo precede ha prestazioni scadenti e non potrebbe essere altrimenti. Salendo di diametro il prezzo raddoppia, essì li bisogna lavorare seriamente e 5 cm in più giustificano il raddoppio del prezzo? No è che se si vogliono buone prestazioni anche la meccanica costa e costa parecchio, di scorciatoie ce ne sono poche.....
continueremo.......
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Messaggio da maxproject »

Percio' per quanto riguarda i telescopi riflettori, abbiamo il problema di una cella che va costruita in un certo modo, un tubo che deve seguire il medesimo criterio (se flette come facciamo a stare in asse? forse quelli che pensano di risolvere tutto con le regolazioni degli spider non ci hanno pensato), e anche purtroppo un supporto secondario. Questa parte di telescopio è quella più tribolata per gli astrofili. Deve permettere la collimazione, ma - purtroppo - tutti la producono nello stesso modo o peggio, senza sforzo alcuno di migliorarne le prestazioni. Ecco collimazioni quasi impossibili, fuori asse cronici, rinunce alla collimazione precisa accontentandosi di quel che si ha. Noi abbiamo lavorato molto su questo componente e, pur pensando di aver raggiunto un risultato di alto livello, ci siamo poi fermati. Evoluzioni ancora più spinte moltiplicano per 4 o 6 volte il costo del pezzo, e questo è ammortizzabile solo in strumenti di diametro interessante.
Tuttavia pensiamo che troppo frequentemente il supporto secondario del telescopio viene sottovalutato (stendiamo un velo di pietà e misericordia su tutti quelli incollati, magari in un dischetto di plastica, e poi i proprietari si affannano a dire ottica corretta a...../pv), questo è uno dei problemi principali nei telescopi amatoriali, è li che nascono scollimazioni e fuori asse.
continueremo.....
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Edited by maxproject on Dec 10, 2010 at 12:37 PM

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Ricapitolando dunque, emerge un concetto di base. Non è possibile raggiungere una buona collimazione con una meccanica precaria, non è possibile far performare un'ottica con una meccanica economica, non è possibile evitare deformazioni gravi sul fronte d'onda senza una costruzione ben studiata e ben fatta a livello di esecuzione.
E' un sunto, triste per molti, ma reale. A chi crede che con tubi da 600 euro ci sia un vero "mostro" di telescopio......diamo questa triste notizia. A chi crede che un telescopio perchè è colorato e pieno di serigrafie e bottoncini da spingere con tanto di super elettroniche ....... diamo questa triste notizia, basta prendere un calibro e tirarsi giù un po' di misure e si capisce di cosa stiamo parlando. A chi crede che basti parlare di tubo in carbonio per avere uno strumento fantastico.......diamo questa triste notizia, si perchè nessuno se lo fa ma lo si compera da produttori commerciali che non lo realizzano per strumenti astronomici. A chi pensa che un qualsiasi truss in carbonio sia performante.......diamo questa triste notizia, i fornitori li fanno per le canne da pesca. A chi vede prezzi anche bassi e poi scopre che mancano messe a fuoco, cercatore e che il modello base praticamente non comprende nulla.........diamo questa triste notizia. A chi pensa che a 1000 euro un tubo ottico sia fornito e realizzato con cura degna di uno strumento minimamente tecnologico.....diamo questa triste notizia.
E allora cosa bisogna fare? Rassegnarsi a spendere cifre molto alte? No si può comperare anche un tubo da 600 euro, sapendo cosa si compera e gestendolo al meglio, senza poi pretendere di fare dei confronti fianco a fianco con altra attrezzatura. Ogni prodotto ha il suo utilizzo e la sua fascia di utenza. Questi distinguo sono importanti perchè ciascuno collochi le proprie legittime scelte in un ambito di logica e buon senso.
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Edited by maxproject on Jan 26, 2009 at 09:37 PM

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In un forum popolare leggiamo le disavventure di un astrofilo, che proprietario di uno Schmidt Cassegrain molto diffuso, lamenta il fatto (e non è il solo) che il secondario appare disassato rispetto al primario. In un altro forum il medesimo riposta la problematica, e da persone esperte gli viene risposto che è un problema comune per quello strumento (noi stessi lo abbiamo verificato) e che lo si puo' risolvere con un po di fai da te.
Considerazioni:
a) chi è quel genio che ha fatto un progetto del genere, riuscendo a disassare un secondario su lastra correttrice e tubo monolitico? Dove con una tolleranza minima (0,1 mm.) tutto sarebbe rimasto allineato almeno meccanicamente?
b) va bene che deve costare poco ma se ci si deve ridurre a spessorare col cartone i supporti del secondario perchè balla dentro la lastra correttrice, diremmo che non è una economia, ma una incompetenza industriale grave;
c) a questo punto non riuscendo a mantenere il tutto allineato, avremo il comportamento delle ottiche come da progetto? il paraluce interno funzionerà a dovere o anche quello è fatto a spanne per accettare il cono di luce sbilenco?
d) la correzione delle ottiche - a questo punto - è la cosa meno importante di tutto il telescopio;
e) figuriamoci poi in queste condizioni usare la messa a fuoco spostando il primario.....
D'accordo che forse noi siamo troppo pignoli per qualcuno, ma c'è ancora molta gente di bocca buona ci sembra.....
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Edited by maxproject on Feb 25, 2009 at 09:40 PM

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Ma leggiamo ancora questioni su questo benedetto tubo. Risulta che secondo voci di corridoio molti strumenti di questa casa soffrano di problemi relativi alla ortogonalità di tutta la meccanica. Praticamente si dichiara apertamente che i tubi sono tagliati storti. Questo problema, frequentissimo in prodotti orientali, è un problema molto significativo.
Quanto costa produrre tubi con tagli esattamente ortogonali? Poco, niente. E allora perchè è tutto così approssimato? Semplicemente non esiste nessun protocollo di controllo qualità e di verifica del lavoro dozzinale che viene eseguito.
Il cliente in questione dichiara che il suo sbigottimento è dovuto al fatto che pensava di aver acquistato un prodotto di livello discreto e che ora scopre che così non è.
A questo ci si risponde da soli, sapendo che un prodotto da 2000 euro, in fabbrica ne costa 500.
Secondo voi può essere un prodotto con una minima valenza tecnica? Che poi lo si possa usare questo si è vero, ma che non corrisponda minimamente al prezzo richiesto anche questa è un'altra verità.
Maxproject

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