Intubare un rifrattore: sembra facile.......

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maxproject
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Intubare un rifrattore: sembra facile.......

Messaggio da maxproject »

NortheK produce due rifrattori acromatici, uno è già da tempo disponibile e distribuito in diversi esemplari (il DP 100), il secondo - strettamente riservato ad un pubblico di fascia molto alta - è il DP 150 che ha superato le prove di validazione e di cui stiamo disponendo la produzione della serie (leggermente diversa dal prototipo per abbassarne i costi ma mantenendo le performances) e l'attrezzeria per le ottiche superlucidate. Abbiamo poi intubato altri rifrattori su commessa.

In questo forum, e altrove, si è parlato lungamente della questione relativa alla intubazione dei telescopi rifrattori. Qualcuno deride, per il gusto di farlo ovviamente, la nostra ortodossia costruttiva, che non lascia spazio alle approssimazioni e alle tolleranze "perchè così preciso non serve". Un lavoro eseguito a regola d'arte è una lavoro definitivo, lavorare bene è una forma mentale. Lavorare con approssimazione può solo dare prodotti approssimati. NortheK non vuole vendere prodotti approssimativi, in quanto questa fascia di mercato è già ben coperta .

Nel corso degli anni ci hanno contattati molti astrofili che volevano intubare rifrattori di buona misura (150-200 mm) ma che di fronte al preventivo hanno gettato la spugna, e hanno poi rivenduto il vetro ad altri astrofili. Evidentemente si sono resi conto che farlo con le giuste garanzie era oltre le proprie possibilità di spesa, e affidarsi ad altri costruttori era troppo rischioso anche se meno costoso.

Da una nostra indagine i vetri da intubare sono sempre gli stessi che girano lungo lo stivale da circa 4 anni. E' dunque evidente che l'incauto acquirente ha preso il vetro non rendendosi poi conto di quanto sarebbe costata una intubazione fatta da un qualunque costruttore che ne dia opportune garanzie.

Leggiamo nel web che con i fuochi molto lunghi tutto è più facile, compresi i fuori asse e la scollimazione che diventano due elementi abbastanza marginali sul risultato finale al piano focale. La stessa cosa si legge relativamente alla profondità di fuoco che accetta dunque fuocheggiatori così così e non richiede lavori di discreta fattura. Non vogliamo demotivare gli appassionati, ma si sappia con certezza che i valori dati dalle tabelle rappresentano una sola faccia del problema, che poi esplode nel momento in cui si va ad usare il telescopio. Ancora una volta, per esperienza, dichiariamo che la parte delle enunciazioni teoriche è corretta ma viene rapidamente disintegrata dagli elementi circostanti che NON sono prevedibili in una formula matematica. Non a caso non abbiamo MAI visto alti blasoni intubati a casaccio, piuttosto abbiamo visto problemi d'uso (meccanici) dovuti - secondo noi - ad un tentativo di contenere i costi.

Faremo dunque una serie di riflessioni, che speriamo siano utili a chi sta pensando ad un lungo fuoco di diametro consistente.

Maxproject

Di tutto questo, o caro lettore, lascio a te l'ulteriore considerazione. Io scendo dall'Ippogrifo; tu, se ti aggrada, puoi continuare la volata.
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Andrea Maniero
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Intubare un rifrattore: sembra facile.......

Messaggio da Andrea Maniero »

Resta da capire il fenomeno che chi si permette di acquistare un vetro da 200mm voglia poi spendere poco nell'intubazione , come incastonare un diamante su di un anello di latta !

Questa mentalita' abbiamo visto porta poi a spendere PER FORZA di cose ulteriori soldi in retrofit assolutamente necessari per la performance dell'ottica .
Edited by Andrea Maniero on Jun 2, 2012 at 07:28 PM

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maxproject
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Intubare un rifrattore: sembra facile.......

Messaggio da maxproject »

Ma questa è solamente la conseguenza di un argomento MAI trattato fino a 4 anni fa: la meccanica dei telescopi.

Tutti a farsi ingegnosissimi ragionamenti sulla lavorazione delle ottiche, senza mai domandarsi cosa le sostiene e in che modo devono lavorare. Ora è chiaro che diventa difficile mettersi in pari alla comunità astronomica (dilettante). Bisogna abbandonare alcuni concetti ed impararne di nuovi...........

Quando si scrivono alcune cose nelle piattaforme, sembra che - rivolgendosi a noi anche se non se ne nomina il marchio - non abbiamo mai visto un telescopio o non abbiamo mai osservato in un telescopio........mah francamente molti di noi hanno già capelli e barba bianca (la Dani no) e hanno fatto ricerche visuali già 30 anni fa magari con binocoli o acro o newton di varie misure. Anche noi abbiamo fatto le nostre pubblicazioni, che non erano la foto del giorno, ma il frutto di mesi di osservazioni magari in team, e non nelle riviste italiane. Serve vantarsene? E questi dovrebbero insegnare a noi l'Astronomia e il metodo scientifico??? Un buon bagno di umiltà e due righe più in basso aiuterebbero a non fare figure patetiche.

Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

In acro molto lunghi (o apo, è lo stesso), il principale problema è il controllo dell'effetto leva e delle relative deformazioni del tubo, anche in presenza di variazioni del suo assetto, di variazioni dei carichi posteriori, in presenza di vento.

In linea molto generale sembra un problema semplice da risolvere, e lo è nel momento in cui operiamo dentro una cupola e senza problemi di peso. Se siamo astrofili siamo automaticamente sparati nel tema della montatura che, sappiamo tutti, per certi carichi e certe leve costa un patrimonio (es. diametro delle corone......).

Diventa dunque prioritario realizzare un tubo che mantenga l'asse ottico entro la regola non scritta di 0,02 mm , fare in modo che questo tubo non pesi una tonnellata e possibilmente che abbia costi digeribili.

Non è proprio un compito da poco e comunque NON è di sicuro economico.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

In una lunghissima discussione di qualche anno fa si affrontava il tema di un 200 mm f 20. Ci sembra di ricordare che si poneva un peso massimo del tubo di 25-30 kg e che il cliente acquisto' due mezzi tubi di carbonio honeycomb. Noi dicemmo la nostra e sconsigliammo questa scelta. Ad oggi lo strumento non ha visto la luce, perlomeno nel progetto originale. Pero' è stata una discussione interessante perchè si parlo' molto e con grande enfasi, poi per qualche ragione finì in gazzarra e fu chiusa.

Ma anche in questo caso ci si è fidati di assunti teorici che poi non hanno avuto un riscontro pratico nel "fare" il lavoro. Troppi e troppo costosi i problemi che si sono trovati per far funzionare il telescopio.

Le soluzioni ci sono ma bisogna fidarsi di quello che ci viene suggerito dal costruttore pretendendo le opportune garanzie ma senza interferire nel progetto.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Ad esempio una questione che non va sottovalutata in tubi da 3 o 4 mt: il tubo va costruito monolitico o sezionato? Da questa risposta dipendono molte scelte costruttive, considerando che lo strumento non è fisso e protetto non vediamo praticabile la strada di tirare giu' 3 mt o 4 di tubo e portarli al riparo.........bisogna essere in due per forza, non tanto per il peso ma per l'ingombro.

Quando si vogliono realizzare strumenti molto lunghi, oppure molto pesanti, la prima domanda è: postazione fissa si o no? e da questa risposta cominciare a scegliere le soluzioni, sapendo a priori che una versione leggera è anche più costosa.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Quando abbiamo fatto i preventivi di costo per due o tre acro lunghi da 150-200 mm abbiamo sempre preteso chiarezza nel fornire i dati. Prima di tutto l'esatta disposizione dei pesi, quindi peso di ciascun componente, sua collocazione nel tubo, tolleranze nei pesi, e in ultimo previsione di un peso medio da mettere dietro alla messa a fuoco.

Fatto questo, si è passati ad un calcolo per valutare il comportamento della struttura, prevendo determinate forze di spinta (vento) costanti verso un valore alto, poi con altrettanta attenzione si è valutata una giusta disposizione di pesi per il recupero degli sbilanciamenti in modo da contenere al massimo le deformate.

Abbiamo sempre proposto intubazioni in carbonio per contenere i pesi, non carbonio "aereonautico ", ma carbonio terrestre senza polistirolo o reticolati honeycomb in mezzo, un classico wrapping con alcuni tessuti a grammatura diversa e un accurato curing termico. Resta il problema che per tubi molto lunghi non ci sono stampi della giusta lunghezza o autoclave per contenerli, quindi bisogna per forza scendere a tubi sezionati (che non ci piacciono mica tanto).

Una accurata analisi di tutto il sistema ha poi fatto prevedere il sistema di ventilazione interno e l'interposizione di sonde termiche che permettono la assoluta stabilità della temperatura interna (presto di serie nei telescopi NortheK più grandi e opzionale per i più piccoli, mentre una versione più semplice sarà di serie su tutti i telescopi da 250 mm in su), questo è fondamentale per dare stabilità assoluta al sistema ottico e meccanico e per spremere fino all'ultima goccia di sangue il telescopio.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Quattro o cinque anni fa siamo stati i primi, in Italia, ad affrontare con serietà e dedizione l'argomento carbonio. Se ne è discusso molto nei forum popolari, abbiamo anche scritto una monografia (che ora è in argomenti tecnici). Erano gli albori di questo materiale applicato in ambito amatoriale.

Se escludiamo qualche sparuta esecuzione fatta con poca cognizione di causa, da li in poi si è argomentato molto su questo materiale. Oggi siamo arrivati ad una scelta.

Abbiamo tolto dal nostro catalogo tutta la parte riguardante il carbonio vendibile a parte. Le ragioni sono semplici: come era prevedibile è poi arrivato l'imbarbarimento della materia dove molti si sono improvvisati, altri hanno cercato di spiegare che con una spatola, un po' di ritagli di tessuto e due stufette si può fare un manufatto di carbonio. Poi sono spuntati i produttori (tutti amatoriali e nel tempo perso) che cercano un loro spazio nel mercato, ma da quello che distribuiscono si nota che non c'è una grande conoscenza di fondo della materia.

In questi anni siamo stati subissati di richieste di cui praticamente nessuna è stata evasa. Il nostro prezzo veniva paragonato al pasticcio del manufatto casalingo con la spatola. Questo è il messaggio passato agli utenti: attrezzati che tanto non è difficile puoi farlo anche tu. Avrai il carbon look meraviglioso e performante. E questi sono i risultati delle piattaforme dove non viene filtrato minimamente il contenuto tecnico dei messaggi.

Da questo ragionamento si capisce anche perchè diventa difficile economicamente intubare un rifrattore lungo con delle prestazioni meccaniche certificate. Se si è convinti che esiste il carbonio aereonautico, o il carbonio costruito con particolari accorgimenti, siamo in presenza di impossibilità nel comprendere le differenze da parte del cliente.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Ora proviamo ad immaginare un tubo di 240 mm di diametro circa e lungo 4 mt..

Ci sono degli aspetti che vanno considerati, scusate se NON diciamo bene nel dettaglio, ma sappiamo che dei colleghi ci leggono per reperire info tecniche, non è il caso dunque di fornirle gratis.

Parliamo di 240 mm circa di apertura per un motivo ben preciso, potremo ridurro al massimo a 220 mm, lavorare su 200 mm vuol dire adottare alcune soluzioni costruttive che non sono proprio alla portata di chiunque.

Abbiamo detto un tubo di 4 mt quindi in definitiva abbastanza piccolo ma molto allungato con i pesi messe alle estremità.

Possiamo realizzarlo in alluminio o in materiale composito, oppure in fibra di vetro dal costo minore del carbonio ma dal peso superiore.

La prima domanda: su che montatura va questo telescopio. Ci sono problemi di portata, di ingombro, di robustezza o altro? Se ci rispondiamo che siamo disponibili a sopportare circa 4 mt di lunghezza, su una colonna di 3 metri, allora si può iniziare a discutere di un progetto eseguito in un certo modo. L'altezza della colonna è trattabile a seconda dei gusti del cliente.

Ma 4 mt sono 4 mt. I progetti in carbonio honeycomb sono falliti come era prevedibile e come lo sono tutti quelli che non permettono il perfetto riscontro degli assi in elementi, per loro natura, imprecisi nelle superfici di riscontro. Pertanto l'ideale sarebbe costruire un cannone monolitico in carbonio o in alluminio.

Ma un tubo di alluminio estruso lungo 4 mt circa e del diametro di 240 mm con uno spessore di 2 o 3 mm flette vistosamente per sua natura, oltre che a soffrire di una forma non esattamente dritta e di una ovalizzazione dell'estruso anche di un mm.

Se agganciamo detto tubo al paranco nel suo baricentro vedremo le due estremità dondolare a penzoloni flettendo verso il basso, e questo già a occhio. Pertanto o si aumentano gli spessori (ma non si eviteranno le flessioni) con tutti i problemi di peso, o si ricorre a soluzioni alternative.

Abbiamo aiutato il nostro McGyver (Roberto Milan) con delle forniture per reintubare il sul apo da 150 f 10. Quando posterà le foto vedrete come lo ha fatto e capirete meglio il ragionamento. Ma siamo a 1,5 mt scarsi.

Il tubo di alluminio lungo ha una sua ragione se è strettamente collegato a degli accorgimenti che ne evitano la flessione e consentono di usare spessori limitati, altrimenti con 4 mt è inutilizzabile.

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Messaggio da maxproject »

Comunque leggiamo frequentemente affermazioni costruttive che ci lasciano un pochino perplessi. Una tra le tante "il Sig. XXXXXX usa un tubo di alluminio spesso YY e quindi vuol dire che funziona".

I dilettanti, ovvero gli amatori di astronomia, devono ben comprendere che per giudicare uno strumento occorre fare un ragionamento MOLTO più ampio.

Vi siete mai chiesti perchè molte realizzazioni nostre vengono stigmatizzate come inutili e costose? E vi siete mai fatti una domanda al contrario: ma possibile che solo alla NortheK hanno capito come si lavora bene e molti altri no (a parte l'americano che ci copia passo passo)?

Ovviamente - scremando il dilettantismo costruttivo di cui soffrono molti colleghi - ed estrapolando quelli più seri, possiamo affermare che sono perfettamente in grado di capire e di fare quello che noi facciamo. E perchè non lo fanno? OVVIO! i margini non consentono di spingere molto sulle esecuzioni tecniche, il cliente difficilmente fatica a comprenderle, il cliente è mediamente abituato a realizzazioni problematiche.

La conseguenza diretta è che la media del mercato si è livellata verso il basso, si è spinto tantissimo in un unico elemento che il dilettante NON potrà mai mettere in discussione (salvo difetti mascroscopici): la correzione ottica.

Ecco il fiorire di discussioni barocche sulle ottiche e l'abbattimento costante su quelle relative alla CORRETTA esecuzione meccanica (che non è quella di chi fa telescopi solo sulla carta, ma è fatta di sostenibile progettazione, buona conoscenza dei processi di lavoro, business plan ben posizionato, economie industriali, ecc.).

Figlia di questi presupposti che sembrano ininfluenti è anche la scuola di pensiero che rende tutto "facile" e ogni costruttore "affidabile". Ma di ogni costruttore i clienti conoscono le esecuzioni consegnate e la loro FUNZIONALITA'? I telescopi comperati con sacrificio sono sempre fantastici, fino al successivo pollo da spennare.

NortheK lavora durissimo per invertire queste posizioni, e più di un collega inizia a preoccuparsene.

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