Intubazione di sistemi misti.

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maxproject
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Intubazione di sistemi misti.

Messaggio da maxproject »

Abbiamo detto forse a voce o in qualche mail o in qualche post, ultimamente stiamo ricevendo richieste di rimessa a punto di sistemi misti, segnatamente mk newton o cassegrain.

Ieri sera, sabato, abbiamo partecipato ad uno star party locale, e abbiamo anche fatto il nostro solito lavoro di routine (test meccanici e di collimazione degli strumenti precisi), tra gli altri c'era anche un mk cass Intes di un nostro amico, dove tempo fa avevamo già rilevato un gioco del menisco anteriore. Effettivamente ad uno star test non violento a causa del seeing scadente, è evidentissimo il fuori asse del secondario rispetto al primario.

In un altro strumento, più impegnativo perchè fotografico, un mk newton 200 f 6 di costo elevatissimo, abbiamo trovato:

a) dissallineamento del primario secondario
b) non ortogonalità delle parti meccaniche
c) impossibilità di portare ortogonali le medesime e, essendoci un correttore di mezzo, grossi problemi in determinate aree del campo fotografico.

Anche altri strumenti nazionali hanno questo problema.

Va subito detto che intubare a regola d'arte questi telescopio non è facile, soprattutto se hanno quella idea folle dello spostamento del primario per la messa a fuoco.

Vedremo nei prossimi post quali metodi di analisi e quali stratagemmi costruttivi si possono adottare, limitando al massimo i costi e massimizzando il risultato (giacchè le ottiche sono buone, ma le meccaniche sono scadenti......bisogna portare tutto al medesimo livello).

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maxproject
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Intubazione di sistemi misti.

Messaggio da maxproject »

E' fuori di dubbio che in sistemi complessi come quelli misti, sia d'obbligo una meccanica di sostegno dei vetri all'altezza delle prestazioni sperate.

Il primo punto:

cella di sostegno del menisco.
questi menischi hanno spessori elevati (circa 15-20 mm.) e una fortissima curvatura. Il peso è notevole la sua dilatazione termica anche. Apriamo gli strumenti citati che sono anche i più diffusi, come è messo il menisco? su di una base in alluminio, con tre cartonicini ai lati per spessorarlo e tre griffe anteriori per evitare il ribaltamento, le unghie sono metalliche e fermate con una vite. La tolleranza tra il menisco e la sua cella è di circa 2 mm. Se le tre griffe anteriori non fanno pressione il menisco si sposta dal suo asse, ma se premono deformano in parte la struttura. Il problema è che - contrariamente a quanto si pensa - i tubi sono calandrati e vengono tappati con degli anelli di alluminio tornito da 20x20 mm circa.
Nei casi da noi analizzati i tubi sono calandrati e non ortogonali, i due anelli di alluminio sono infilati dentro con una battuta, e quindi si portano dietro il fuori asse che non è possibile correggere. Questa non ortogonalità vistosissima tanto che delle tre griffe due si spostano agevolemente, l'altra non in asse è visibile storta e occorre svitare la vite che la trattiene per toglierla. Naturalmente abbiamo foto e misure a sostegno di questo.

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Edited by maxproject on Oct 18, 2009 at 11:04 PM

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Indipendentemente da come si intuba "dietro al menisco", cioè in carbonio o in alluminio, riteniamo che un intervento radicale di rimessa in sesto di questo genere di telescopi sia comunque sempre parecchio costoso. Ci sono troppe parti coinvolte che non vanno e troppi pezzi da fare, tutti unici e fuori standard quindi con costi molto alti.

Parliamo di questo MK N 200 f6 con correttore. Restiamo per ora alla cella del menisco frontale, poi parleremo del resto.

La cella del menisco deve essere poi il punto di partenza per il tubo posteriore e ovviamente della culatta e della messa a fuoco, altrimenti in uno qualsiasi di questi punti corriamo il rischio di perdete tutti i vantaggi cercati prima.

Abbiamo misurato con cura il menisco verificandone anche il suo parallelismo, risultato corretto. Abbiamo quindi ordinato dal nostro fornitore di fiducia le piastre di Halo 25 da 70 mm. di spessore da cui ricavare tutti i pezzi del supporto menisco (sono circa 30 kg. di lega).
Perchè questi spessori mastodontici? La risposta è semplice: dobbiamo evitare che le precisioni che andremo a cercare con l'utensile si perdano poi in deformazioni dei piani, cose che - potendo utilizzare altre leghe molto piu costose o pesanti - non accadrebbe. Da questo già capiamo a priori che non si può lavorare di mano leggera per avere dei possibili risultati finali.

Non alleghiamo ovviamente i disegni che sono proprietari NortheK e che daremo solo al proprietario del telescopio....che paga per questo lavoro.

La cella del menisco è realizzata con alta precisione e con le giuste tolleranze dettate dalla dilatazione termica del vetro. E' realizzata dentro una controcella strutturata in modo da non deformarsi, e completata con un sistema di regolazione del piano. E' infatti importante permettere - soprattutto in strumenti fotografici - la regolazione del piano o ortogonalità ottica del menisco, dello specchio e del correttore (in questo caso).

Sopra la cella che contiene il menisco, togliamo le tre odiate griffe che tanti problemi danno, partiamo da un piano lavorato a 0,01 mm come tolleranza di planarità e poi applichiamo un sistema in acciaio per la relativa ritenzione del medesimo (una maschera sagomata appositamente , con funzione anche di guida al raffreddamento forzato), che va a bloccare la massa vetrosa con un o-ring che pressa uniformemente su tutto il diametro ottico dello strumento (quindi: pochissima forza e uniforme). Sopra applichiamo il coperchietto originale forato per l'entrata dell'aria.

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Edited by maxproject on Oct 19, 2009 at 01:12 AM

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Dunque a completamento della nostra cella, il progetto deve prevedere come intuberemo il resto dello strumento.

Possiamo farlo con un tubo estruso in alluminio, poi rettificato e con l'assoluto parallelismo delle estremità, oppure se vogliamo lo intubiamoin fibra di carbonio.

In questo caso specifico il cliente ha avanzato dei limiti ben precisi di peso. Come nel DP 100 abbiamo quindi dovuto scegliere: celle di alta precisione e un po' pesanti e tubo leggero o al contrario celle leggere e tubo pesante? Ovviamente - visto che la tecnica ci aiuta - abbiamo optato per celle di alta precisione per prevenire fenomeni distorsivi e un tubo in carbonio.

Il nostro tubo è sovradimensionato per l'uso cui è destinato, ma non vogliamo correre rischi di flessioni impreviste, abbondando sui calcoli e prevedendo un possibile quanto ipotetico upgrading futuro anche per la parte posteriore, abbiamo realizzato un tubo in carbonio ad alto modulo con un diametro interno di 265 mm ed esterno di 269 mm., il che molto grossolanamente sta a significare che si opera con le medesime resistenze di un tubo in lega 6060 spessa 10 mm.. Grosso modo il tubo cosi fatto in carbonio peserà tra 1,5 kg. e 1,7 kg.,
con un bel contenimento delle masse e non ultimo l'importantissimo controllo delle dilatazioni in uno strumento fotografico.

Ci agganciamo alla controcella anteriore con un normale sistema guida (già applicato con successo sul DP100) e poi bloccheremo con colla epossidica normata per uso aereonautico, in modo da dare assoluta garanzia nel tempo di tenuta e resistenza.

La parte anteriore è finita.

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

Il tubo. Se ci sono problemi di peso e di dilatazione termica (p.e. sistemi fotografici), l'unica soluzione è il carbonio, altrimenti si può utilizzare alluminio 6060.

Se lo scegliamo in alluminio - quindi con un peso ragguardevole a parità di solidità strutturale - prenderemo un tondo estruso e poi lo lavoreremo al tornio, ricavando gli anelli di rinforzo , scanalature ecc. Bisogna considerare che partiamo da un tondo di notevole spessore (non si deve deformare a macchina) e poi, applicato ad una apposita utensileria di bloccaggio che va costruita ad hoc, inizieremo a raddrizzarlo e ad assottigliarlo fino ai 4-5 mm. di spessore (per lato). Risparmiamo molto sul materiale ma spendiamo molto sulla lavorazione, in quanto le ore di lavoro sono parecchie e l'utensileria da fare anch'essa richiede ore di lavoro e materiale. Non è detto che sia la soluzione più economica.
In questo caso la controcella sarà fissata ad una battuta ortogonale al tubo e di alta precisione, il tutto va poi bloccato con apposita viteria a svaso.

Se lo scegliamo di carbonio forse spenderemo di più ma non è detto, ma avremo un tubo molto piu' leggero e non soggetto alle dilatazioni termiche. Questo a vantaggio della precisione generale e del carico strumentale.

Il tubo in carbonio richiede gli anelli di ritenzione per collegarlo alla montatura (da includere nel costo finale), oppure il ponte in carbonio applicato al sistema UnitorK.

Nel tubo in alluminio sono sufficiente i fori per poter applicare dei blocchetti di sostegno alla barra losmandy.

continua

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Il tubo in carbonio, in barba ai faciloni che dicono trattasi di una moda inutile, è veramente performante nel momento in cui andiamo a fare astroimaging.
Art Ciampi (che gli estimatori del nostro apprezzatissimo concorrente Takahashi conoscono), ha reintubato Mewlon 250 e Mewlon 300 in carbonio, e afferma che non ha più nessuna necessità di riverificare la messa a fuoco durante le sessioni osservative (e qui da una lunga spiegazione che non è il caso di riportare). Qualunque astroimager qualficato vi puo' confermare che con tubi metallici di norma si ricontrolla la messa a fuoco ogni 10-15 minuti.
E' una ulteriore conferma che per certi usi la fibra in carbonio è e diventerà sostitituto imprescindibile in molti strumenti astronomici.

Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

La parte posteriore o culatta, va possibilmente utilizzata in tutte le parti non critiche, così da evitare il costo di una ulteriore produzione. Potendo spendere noi consigliamo:

a) rifacimento con una piastra spianata,
b) applicazione di tre ventole aspiranti,
c) applicazione di una messa a fuoco da 2" cryford tipo la FT 2035
d) implementazione di un sistema di basculaggio della piastra (non potendo basculare il primario).

Quando questa scelta non è possibile si colloca la piastra originale (già provvista delle coppie di viti per la regolazione) su di una contropiastra molto spessa e ben spianata (come quella per il menisco frontale), soluzione semplice e con un po di compromessi, perchè comunque il problema della messa a fuoco con traslazione del primario rimane.

In questi strumenti il primario scorre su di un cannotto sul tubo paraluce, il problema è che l'attrito viene eliminato con del grasso. Usando lo strumento, dopo poco tempo il grasso si esaurisce e si concentra nel fondo del cannotto dove indurisce. Anche altri telescopi della medesima marca hanno il problema dell'indurimento della messa a fuoco, con tutti i problemi del caso sopratutto se consideriamo che abbiamo qua un correttore che in linea molto teorica dovrebbe rimanere ben allineato.

Il problema del grasso è un problema importante. Meglio sarebbe l'uso di materiali autolubrificanti, ma la tecnologia meccanica di telescopi mass market non ne consente l'applicazione, oppure fermare tutto e fuocheggiare in esterno.......

Maxproject

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Noi siamo sostenitori delle messe a fuoco esterne e indipendenti. Operazione che consigliamo sempre, in qualsiasi strumento - anche commerciale. Anche una messa a fuoco economica (non ci riferiamo qua a quelle tristemente famose per i loro fuori asse e giochi) è molto superiore agli specchi traslatori.
Il costo è ovviamente superiore, ma il telescopio, qualunque esso sia, ci guadagna in qualità globale.
Maxproject

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enrico
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Max ad Astrofest si vedrà qualcosa di queste reintubazioni? Sarei curioso io passo veloce perchè non mi posso fermare ma mi piacerebbe vedere un po'.
ciao
enrico

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Si porteremo qualcosa, magari non ancora finito ma porteremo qualcosa da vedere. Passa dentro e ti spieghiamo bene.
maxproject

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