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maxproject
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Messaggio da maxproject »

In questo caso, anche la meccanica già molto avanzata dei sistemi NortheK deve essere ulteriormente affinata. Possiamo ragionare sulla questione delle deformazioni sul fronte d'onda introdotte SEMPRE dalla medesima. Uno studio ben approfondito di come e dove deve appoggiare il primario è necessario, prevedendo ogni possibile deformata, non fosse cosi ci rovineremmo il valore di RMS alto ricercato e anche una parte delle performances del vetroceramico molto costoso.
Da abolire a priori specchi conici e canotti centrali. Non possono garantire in alcun modo la distribuzione corretta delle forze sul vetro sottile.
Maxproject

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

In funzione dello schema ottico scelto , la meccanica va affinata in modo corretto e preciso. Il dimensionamento di ogni elemento è da ragionare con cura. Tipicamente ad esempio paraluce primario e secondario il cui dimensionamento va esattamente calibrato in funzione del cpl che si desidera ottenere, di conseguenza anche i diaframmi sul paraluce primario e i sistemi antiriflessione sul conico del secondario hanno la loro importanza (e costo.....), resta da discutere sulla effettiva utilità di tutte queste diaframmature.
Rileviamo in osservazioni dirette come i diaframmi sul primario e sul secondario servano a poco nella gran parte degli trumenti amatoriali, la ragione è semplice: le meccaniche non permettono il settaggio corretto dei vetri e (sapendo questo i costruttori medesimi) tengono le dimensioni dei diaframmi non esattamente calibrate. Una meccanica ballerina non permette l'implementazione precisa delle diaframmature , ne potrebbe essere altrimenti in strumenti semi portatili.
Ora è piu' chiaro, ad esempio, perchè si parla di meccaniche molto performanti che devono sostenere un certo tipo di ottica prestazionale.
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Edited by maxproject on Jun 21, 2009 at 04:55 PM

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maxproject
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Messaggio da maxproject »

La nostra ottica costosa va asservita , oltre che da un vetro sottile e ceramico, anche da un sistema di raffreddamento adeguato. Il primo compito di questo sistema è di portare il tubo subito al suo interno ad una temperatura uguale a quella ambientale, non ci devono essere termiche diverse (questo ha pure tolleranze molto molto strette), il secondo compito è quello di fare in modo che la termica del nostro OTA segua la termica dell'amibiente esterno.
Attenzione: il sistema di termostatazione on si puo' a questo punto basare solo sulle ventoline posteriori.
Studi approfonditi (per esempio quelli del Prof. Da Lio e di altri) dimostrano senza possibilità di equivoco che la superfice del vetro ha un comportamento di un certo tipo, anche in relazione al centro della massa vetrosa.
Ne consegue che dovremo ventilare in modo adeguato i lati del disco e la superfice.
Meccanicamente è una complicazione superabile ma "ingombrante".
Maxproject


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AGGIUNGIAMO: leggete il post di Daniela "Effetti termici" che si aggancia molto bene a questo argomento.
Edited by maxproject on Jun 26, 2009 at 01:01 PM

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Messaggio da maxproject »

Ma approfondendo la questione delle performances ottiche (mettiamo da parte un attimo lo schema, parliamo di alta risoluzione), leggiamo commenti e testi amatoriali che affermano come un piccolo rifrattore con dato rapporto focale sia comunque sempre superiore al riflettore magari di superfice doppia. Questo voler credere a tutti i costi a delle mezze verità ha come dimostrazione di base una non conoscenza della tecnologia astronomica.
Al di la di enunciazioni quasi scolastiche e di impressioni personali (appunto: impressioni), questi integralisti dimenticano spesso che fanno paragoni tra rifrattori di alta gamma e riflettori quasi sempre commerciali.
Questo dislivello costruttivo ha la sua parte di colpe. Mettiamo un riflettore appositamente costruito per il medesimo scopo a cui è dedicato il rifrattore, sotto il medesimo cielo e poi discuteremo di quanto uno può - eventualmente - essere superiore all'altro.
Ci possono essere lievi varianze dovute alla tipologia di schema (appunto il rifrattore e il riflettore), ma noi siamo fermamente convinti che se dobbiamo raccogliere informazioni quantitative e non meramente estetiche, un riflettore costruito secondo i criteri del massimo rigore progettuale puo' tenere comunque testa ad un sistema a rifrazione, inferiore anche di un terzo ma dal costo triplo.
Restano in un caso e nell'altro da valutare l'elasticità d'uso, il costo della montatura e quant'altro.
Con questo non si nega che l'osservazione ad alta risoluzione, limitatamente al diametro disponibile, è molto piacevole in strumenti a rifrazione, ma se vogliamo andare un pochino "oltre" come raccolta di informazioni, crediamo che scappatoie non ce ne sono poi tante.
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Messaggio da maxproject »

Rimanendo comunque sulla questione delle ottiche, a prescindere dallo schema ottico per ora, diciamo che una delle caratteristiche da ricercarsi con maggior cura è il grado di lucidatura superficiale della superfice riflettente.
Un'ottica rugosa si nota in intra o extra con dei piccoli raggetti che diparto dall'anello più esterno del disco. Questo puo' interferire e non poco, con il grado di definizione della nostra ottica, in particolare sulle superfici planetarie. Raggiungere una buona lucidatura non è semplice, a parte l'utilizzo di prodotti appositamente studiati per questo scopo, occorrono molte e molte ore di lavoro, non va eseguita a macchina ma praticamente - in ambito amatoriale - a mano. Questo comporta costi molto elevati.
Il tipo di vetro utilizzato aiuta molto a raggiungere un valore RMS elevato, con il test di Lyot si verifica poi il grado di lucidatura superficiale. Il vetroceramico performa sotto questo aspetto più di un vetro per specchi corrente (pyrex o suprax), anche nella generazione della parabola (o iperbole) è più preciso il risultato. In effetti il vetro in fase di lavorazione ha minori deformazioni dovute alle termiche e al surriscaldamento. Il controllo da parte dell'ottico è più veloce ed immediato.......
Insomma sono accorgimenti che aiutano molto a raggiungere i parametri messi sulla carta.
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Edited by maxproject on Jun 19, 2009 at 09:41 PM
Edited by maxproject on Jun 19, 2009 at 09:42 PM

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enrico
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Messaggio da enrico »

Interessantissimo questo argomento, anche se penso che il problema del costo finale emergerà e renderà la cosa piuttosto riservata a pochi, certo che chi vuole il massimo del massimo con un telescopio così ne ha abbastanza per un bel po'.
enrico

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Quando passeremo ad illustrare la linea completa dei prodotti in essere e in corso di disegno e prototipazione, vedrete che molte delle cose di cui abbiamo parlato diventano seriali in strumenti, appartenenti a serie produttive di livello elevato destinate ad astrofili (e non solo) dal palato molto fine.
Cio' non toglie che, nel prosieguo del nostro ragionamento, anche un telescopio "custom" di diametro piccolo (250 mm.) è alla portata di amatori ben preparati e ben focalizzati sull'obiettivo da raggiungere.
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Messaggio da maxproject »

L'utilizzo della fibra di carbonio è praticamente un metodo estremamente performante e semplice per mantenere al massimo le prestazioni del telescopio. In questo caso in cui stiamo esasperando tutti gli elementi ottici e poi meccanici del tubo ottico, ecco che questo materiale oramai usuale in costruzioni di qualità, porta un contributo fondamentale.
Ricordiamo che stiamo parlando di ottiche molto costose e ben lavorate, cio' vuol dire che solo in una meccanica di alto livello potranno lavorare al massimo delle proprie possibilità.
Le termiche, in questo caso le dilatazioni e le variazioni di fuoco, sono da tenere ben presenti e vanno controllate, prima su progetto, e poi durante l'osservazione.
Gran parte dei problemi scompaiono con l'uso del carbonio, ammesso che questo sia fatto come si deve e con i criteri tecnici che l'applicazione richiede. Non è il caso di ricorrere a tubetti in carbonio usati per le canne da pesca.
La fibra di carbonio, oltre alle termiche, ci consente anche un buon controllo delle flessioni e torsioni del nostro traliccio, permettendo di usare molto materiale strutturalmente esuberante a pesi limitati.
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Se il nostro telescopio è di piccole dimensioni (250 mm.) dovremo forzatamente contenere anche i pesi e le masse. Questo comporta a delle rinuncie e a un po' più di complicazioni per far funzionare tutto a dovere.
Per esempio: noi non consigliamo in tubi cosi piccoli la messa a fuoco sul secondario. E' vero che è applicata (in un Dall dove il secondario è sferico), ma se parliamo di microvibrazioni e di spostamento degli assi con una compromissione della collimazione, questo metodo è da abbandonare. Mentre è ben consigliato in tubi più massici e da postazione fissa.
Resta che ogni dettaglio di cui abbiamo parlato sopra, va abbinato ad ogni elemento in composito e ad ogni pezzo d'ottica.
C'è qualcuno che si domanda quali forze si scaricano sullo specchietto secondario?
Maxproject


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Edited by maxproject on Jul 11, 2009 at 10:03 PM

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Messaggio da maxproject »

Bisogna anche ricordare che è importante considerare lo schema ottico.
Ci sono alcune stranezze presenti sul mercato, di solito progettate ad hoc su richiesta del cliente (per esempio SC con rapporto focale lunghissimo che sono un non senso tecnologico, oppure DK con rapporto focale corto che sono un altro non senso tecnologico....).
Nel nostro caso è di importanza cruciale scegliere lo schema che meglio si adatta all'alta risoluzione, che puo' anche suddividersi nei vari settori:
sistemi multipli
luna
superfici planetarie
Si può ottimizzare ogni schema per la specifica applicazione.
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