dic-14

Rispondi
Avatar utente
massimoboe
Messaggi: 357
Iscritto il: 25/09/2008, 18:10
Località: Trivero

dic-14

Messaggio da massimoboe »

Dicembre 2014

Il mercato è sempre più orientato a diametri strumentali consistenti, questa tendenza tipica degli ultimi anni è oramai ben chiara.

Assistiamo a scelte – da parte degli utilizzatori – che sono molto discutibili (tipico: Ritchey Chrétien da 400 mm , intubato alla bella meglio, su montatura magari mass market, oppure tubo ottico mass market su montatura di pregio e viceversa). Causa di questo è la rincorsa ad avere quanto più possibile spendendo il meno possibile.

La funzionalità di questi aggregati è molto discutibile. La spesa successiva per farli funzionare, anche, già che viene sottaciuta per non incorrere alle risate degli astanti.

Nessuno si adopera per far capire a questi amatori che la strada da percorrere forse è diversa, ci si dovrebbe domandare perché un prodotto mass market costa 5.000 e il suo analogo di uso praticamente professionale 30.000. Chi spende 30.000 difficilmente si fa fregare e non regala nemmeno un centesimo, anzi, questiona su ogni dettaglio. Ci si dovrebbe domandare perché si vendono tubi di 3-400 mm con messe a fuoco da 2-300 euro e qualunque astroimager deep di livello, su strumenti magari di 100-120 mm mette messe a fuoco da 1500-2000 euro.

All’origine di questi dislivelli c’è sicuramente una falsa sicurezza e una saccenza da parte di molti, convinti che chi fa determinate scelte è solamente uno con disponibilità economica. A nessuno viene in mente che forse l’esperienza lo ha portato a scartare a priori determinate scelte meccaniche, e che i risultati prodotti in continuazione gli danno ragione.

Frequentemente i risultati deludenti sono dovuti alla incapacità o scarsa esperienza dell’operatore, che se poi si aggiungono ad un prodotto dozzinale……..L’esperienza aiuta ad evolversi e a prestare attenzione a determinate questioni che sono solo marginali per chi non le comprende.

Per lavorare bene occorre che il proprio set strumentale sia adeguato al compito. Se poi la vile pecunia non consente determinate scelte, ovviamente si ripiega, ma non è proprio il caso di marchiare “chi può” come uno stolto. Molte storie hanno dato ragione alle nostre posizioni.

La considerazione della propria logistica è uno degli elementi basilari che devono guidare la scelta dello strumento. E’ perfettamente inutile crescere di dimensioni (e di norma per poterlo fare si deroga sulla qualità del prodotto), se il luogo da cui si osserva è pesantemente compromesso, oppure non ci si può spostare, oppure il seeing è mediamente sempre scarso. Quante volte userò lo strumento? Quante volte lo strumento non performerà adeguatamente, in relazione al suo diametro, a causa del sito osservativo, dei suoi problemi e del poco tempo a disposizione? Si osserva quando si può e di norma non quando si vuole. Forse qualcuno rimane appagato da una manciata di sessioni osservative all’anno, ma in questo caso è forse più produttivo utilizzare i vari osservatori associazionistici ben strutturati piuttosto che dissanguarsi in spese che non rientreranno mai più.

Vi sono poi gli astrofili “esteti” appagati da osservazioni visuali di alta qualità. Questo è un mondo a parte considerando che tali amatori conoscono bene la necessità di avere sistemi ottici di ottima fattura e di costo proporzionale, nel caso di utilizzatori di sistemi a specchio, questi hanno la consuetudine di spostarsi in cieli scuri , e non due o tre volte all’anno, ma praticamente tutti i w.e. in cui le condizioni atmosferiche consentono di farlo. Ad un astroimager questo può sembrare inutile, ma ricordiamoci che anche l’osservazione visuale richiede sacrificio e costanza, con una opportuna praticità si vivono esperienze molto belle. Resta che – sulla base delle nostre conoscenze – nemmeno in questo caso i migliori derogano sulla qualità del prodotto.

Diversi interventi sul nostro forum hanno riaffermato queste posizioni. Esistono ovviamente molte sfumature e posizioni intermedie legittime e ben ragionate. Noi come produttori cerchiamo di dare un prodotto non solo adeguato tecnicamente al prezzo richiesto, ma anche rispondente alle “reali” esigenze del cliente e non alle operazioni di centrifuga del marketing di massa.

Massimo Boetto

Agli ingegneri piace risolvere i problemi. Se non ci sono problemi sottomano, gli ingegneri li creeranno.
Scott Adams, Il Principio di Dilbert, 1996

Torna a “EDITORIALE”