Febbraio 2014 -

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massimoboe
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Febbraio 2014 -

Messaggio da massimoboe »

Quando si entra in un mercato di qualsivoglia genere è importante conoscerne a fondo le dinamiche e cercare lo spazio commerciale più idoneo alle proprie disponibilità tecniche e finanziarie.

Questa indicazione è il presupposto per consentire la sopravvivenza di un marchio.

E’ sotto gli occhi di tutti che il mercato si è segmentato in modo molto preciso, adeguandosi da solo alle esigenze del medesimo, trasformando o cancellando produttori e costruttori.

Naturalmente sono molti i dilettanti che, spinti da una grande fantasia, cercano di diventare attori della produzione amatoriale, perlopiù con scarsità di mezzi e altrettanta scarsità tecnica (si confonde la capacità di fare belle immagini, con capacità tecnica nel costruire un telescopio: sono due cose completamente diverse e gli insuccessi sono da vedere), il sogno è che questo tentativo diventi un lavoro divertente e possibilmente ben retribuito.

Purtroppo la maggioranza dei casi lascia sul campo le proprie risorse economiche, pure faticosamente raccolte, senza un essenziale ritorno economico per primo ma di brand per secondo. Questo accade non solo in Italia (mercato di per se insignificante) ma anche in mercati “pesanti” come quello statunintense, dove il turn-over dei costruttori è velocissimo, e comunque a dettar legge e a presidiare l’offerta rimangono sempre e solo i più qualificati (AP, Tec, ecc.).

Purtroppo per gli astrofili, la scarsa conoscenza tecnica (e qui stiano attenti anche molti astroimagers di nome) è un po’ il coltello alla gola. Ci si fa allettare da prezzi molto bassi pensando che chi ha prezzi più alti sia un ladro (e come mai non si pensa mai che il prezzo molto basso corrisponde ovviamente ad una costruzione più economica?). Ma è effettivamente in grado, un cliente medio, di capire perché ci sono prezzi diversi per un telescopio?

Il fatto stesso che l’amatore giudichi il telescopio dalle immagini che vede in rete o sulle riviste da una risposta molto chiara. Per noi produttori è molto facile conoscere e sapere i pregi e i difetti di ogni telescopio messo in commercio, compresi i nostri, e perciò quando leggiamo commenti o “opinion leader” che sparano giudizi improvvidi, un pochino ci viene da ridere, ma sono anche i più ascoltati, proprio perché il pubblico raramente ha possibilità di discernere tra manie di protagonismo e spiegazioni tecniche.

Un telescopio NON si giudica dalle immagini.

Potremmo, ma non dobbiamo farlo per ovvie ragioni, postare centinaia di immagini bellissime di telescopi che sono stati dismessi o che denunciano gravi problemi di funzionalità. E con nomi anche altisonanti. E come mai le immagini sono così belle? Chiedetelo a chi le pubblica e soprattutto chiedete come è arrivato a quel risultato. Quante ne hanno prodotte? Quanto tempo hanno perso in elaborazione? Quante ne hanno buttate?

I produttori mass market inseriscono nella gamma prodotto sempre nuovi articoli, spostando la loro offerta su schemi fino a poco tempo fa mai affrontati: Ritchey Chrétien, apo spianati ecc. I prezzi sono ovviamente molto bassi. Attenzione al dettaglio:

1) prezzi stracciati nei sistemi a riflessione
2) prezzi allineati con lo standard occidentale nei sistemi a rifrazione.

C’è un motivo? Ovviamente si. Se nel sistema a rifrazione ci sono pochi elementi meccanici ma molta lavorazione ottica e con vetri che tanto costano in Italia quando in Oriente (se si sta sulla prima qualità e prima scelta……stiamo parlando di parità prestazionale, perché qua il rapporto costo passa da 1 a 10 per ogni singolo disco di vetro), va da sè che ci sono pochi margini di manovra se non risparmiare un pochino sulla meccanica (e infatti………); nel sistema a riflessione è tutto molto più semplice, basta usare lamierati commerciali ed eseguire tagli laser o a getto, limitare al massimo i componenti, dare un po’ di settaggio e il gioco è fatto. Un prodotto ottenuto da lamierati controllati e fresati costa 100 un prodotto ottenuto con taglio laser o getto costa 20.

Sul perché si debba preferire una lavorazione rispetto ad un’altra si sono spese moltissime parole nel nostro forum. Poi – non fidandosi di NortheK – basta rivolgersi in privato ad un astrofilo molto esperto in riprese astronomiche e sentire il suo parere, i suoi problemi, le sue maleparole sulle produzioni che ha usato (possibilmente non in conflitto di interessi). Il discorso è ovviamente esemplificato per brevità.

Purtroppo l’astronomo dilettante è portato a pensare, non disponendo quasi mai di risorse adeguate ed essendo facile da convincere, che anche comperando un RC da 300 o 600 mm a poche migliaia di euro si possa lavorare con un pari classe costruito secondo norme e regole. Spiacenti ma così non funziona e ne sono testimoni gli astrofili più evoluti dal punto di vista tecnico (il che puo’ anche non corrispondere esattamente con gli astrofili più bravi “astroimagers”). L’occultamento delle informazioni negative sui vari prodotti è molto attento, pena non poter rivendere il proprio telescopio.

Il compito di NortheK è proprio questo: offrire una proposta commerciale a chi – con criterio – affronta una spesa non piccola ma che deve essere duratura e soprattutto libera da molte questioni, che frequentemente demotivano e distruggono la passione.

Sul come e sul perché si propongano determinati diametri al mercato, da parte nostra, lo spiegheremo, e anche qui vedremo come l’utente spesso si lanci in scelte nefaste che prosciugano il conto in banca e lasciano la bocca piena di sabbia.

Massimo Boetto

Agli ingegneri piace risolvere i problemi. Se non ci sono problemi sottomano, gli ingegneri li creeranno.
Scott Adams, Il Principio di Dilbert, 1996

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