Autocostruzione: ovvero padronanza della tecnica.

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Frank
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Autocostruzione: ovvero padronanza della tecnica.

Messaggio da Frank »

Ciao Roberto, ciao a tutti naturalmente. Attendo impaziente le foto mancanti prima di dire qualche cavolata.
Nel confronto sarebbe interessante inserire un Dobson di almeno 16" utilizzando un riduttore di focale sull'oculare.
Frank

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massimoboe
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Messaggio da massimoboe »

Sorry ragazzi ho qualche problema a inserire le foto. Ci sto lavorando.
ciao
Massimo

Agli ingegneri piace risolvere i problemi. Se non ci sono problemi sottomano, gli ingegneri li creeranno.
Scott Adams, Il Principio di Dilbert, 1996

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roby2008
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Messaggio da roby2008 »

Ebbene si, siamo arrivati all’ultimo atto di questa meravigliosa avventura. Il mio obiettivo era quello di sostituire l’ottica di 316 mm con una più grande senza apportare modifiche meccaniche alla struttura a traliccio UnitorK 35, rispettando la stessa distanza primario – secondario e le stesse dimensioni dei due paraluce. Ne parlai con Germano Marcon che accettò la mia richiesta.

La nuova configurazione Dall Kirkhan è formata da uno specchio primario ellissoidale in Pyrex di 370 mm di diametro e da uno specchio secondario in Astrositall con fattore di moltiplicazione di 5X. Il vetro primario, a sezione conica autoportante, spesso 55 mm e dal peso di 6 chilogrammi, ha una lunghezza focale di 1400 mm e una superficie alluminata protetta con SIO2.

Il secondario presenta un disco di vetro di 84 mm di diametro, spesso 16 mm. Il campo di piena luce è di 6 mm e l’ostruzione centrale compresa della meccanica è del 25%. L’apertura utile del primario è delimitata da un diaframma di 360 mm di diametro posizionato sopra di esso. La focale equivalente risultante, alla distanza primario – secondario di 1104 mm, è di 7 metri. L’ottica è stata consegnata con certificato interferometrico.


Il primario inserito nella cella

Le prestazioni del nuovo set ottico, mi hanno pienamente soddisfatto, sebbene l’osservazione planetaria sia stata limitata da condizioni atmosferiche poco favorevoli. Se l’osservazione di Giove è stata esauriente, quella di Marte e Saturno invece è stata più complessa, anche a causa anche della limitata altezza sull’orizzonte dei due pianeti.

L’osservazione lunare, (il mio target preferito) nei mesi primaverili, è stata compromessa dal maltempo. Nei mesi estivi l’osservazione è stata eseguita principalmente in fase di luna calante, quando la luna è più alta sull’orizzonte. Ho osservato principalmente con il visore binoculare Mark 5 utilizzando oculari Takahashi Abbe e Ortho Genuine, fino a un ingrandimento di 800X. La mattina del 24 Settembre, (03:00 TU) con una condizione di seeing medio, ho osservato la luna (un giorno dopo l’ultimo quarto) con una altezza sull’orizzonte di circa 63°.

Nell’occasione, ho posizionato a fianco del Dall Kirkham il rifrattore apocromatico 145/1500 supportato sulla vecchia montatura equatoriale. Per confrontare i due strumenti ho osservato in monoculare, utilizzando sul rifrattore un oculare Fujiyama HD OR 5 mm (300X) e sul riflettore un oculare Takahashi Abbe 18 mm (390X). L’immagine nel riflettore appare decisamente superiore sia per luminosità che per quantità di dettagli visibili, sebbene l’immagine fornita dal rifrattore sia comunque spettacolare.

Aumentando gli ingrandimenti, 500X sul rifrattore (oculare Fujiyama HD OR 6 mm + Barlow 2X) e 560X sul riflettore (oculare Fujiyama HD OR 12,5 mm) il divario tra i due strumenti si accentua ulteriormente. La luminosità nel rifrattore cala vistosamente e non si notano decadimenti particolari dell’immagine, ma quanto al dettaglio non è in grado di pareggiare in alcun modo.

Per l’apocromatico 145/1500 è la fine di un mito? Niente affatto! Quanto a immagini planetarie può rivaleggiare, se non battere, a certe condizioni di osservazione, il DK 360/7000. Mi riferisco in particolare all’ultima opposizione di Marte, dove i dettagli più appariscenti e famosi della superficie di marziana li ho osservati meglio “proprio” con il rifrattore.

Ciao e cieli sereni
Roberto Milan



Edited by roby2008 on Nov 6, 2016 at 03:03 PM

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roby2008
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Messaggio da roby2008 »

Uno dei problemi che affligge i possessori di telescopi riflettori di medio-grande apertura è quello di inserire e/o rimuovere il primario (ad esempio dopo la pulizia dell’ottica) dal tubo ottico. Un urto accidentale, durante l’operazione, potrebbe danneggiare seriamente il disco di vetro.

Per evitare questo spiacevole inconveniente, ho realizzato un supporto che mi permette di collegare e/o rimuovere la culatta alla struttura UnitorK 35 in tutta sicurezza e da una sola persona, compresa della cella, dello specchio primario,del diaframma di apertura libera, del 1° modulo del paraluce primario e del fuocheggiatore.

Il supporto è formato da due piastre in alluminio di 60 centimetri di diametro e 8 mm di spessore, tre piedi regolabili di 710 mm di altezza e 60 mm di diametro, tre barre filettate M8 posizionate a 120°, tre volantini in resina termoplastica con filettatura interna M8 passante integrati con rondelle a cuscinetti a sfera, e due distanziali in alluminio che collegano la flangia mobile alla culatta.

La piastra a faccia piena e i tre piedi regolabili formano una base di appoggio che mi consente di sostenere la piastra mobile tramite le tre barre filettate M8 integrate dei volantini. Quest’ultima poi viene collegata alla culatta per mezzo di due distanziali di 60 mm di lunghezza in alluminio. I volantini svolgono il compito di avvicinare e/o allontanare la piastra mobile (e la culatta) all’anello inferiore della struttura a traliccio UnitorK 35.




Il supporto è posizionato sotto il tubo ottico

Per iniziare, si posiziona il tubo ottico in verticale, con il supporto equatoriale perfettamente bilanciato dal contrappeso e bloccato in quella posizione con la leva di sicurezza. Sotto il tubo ottico viene posizionato il supporto, assemblato con la culatta del telescopio, integrata dei componenti ottici e meccanici allineati con l’asse ottico: cella, specchio primario, diaframma di apertura libera dello specchio primario, 1° modulo del paraluce primario e fuocheggiatore.




Il supporto assemblato dei componenti ottici e meccanici

A questo punto si avvitano, a intervalli regolari, i tre volantini M8. Questa operazione mi permette di avvicinare la culatta alla struttura UnitorK 35. Quando la culatta è posizionata a pochi millimetri, si inseriscono i bulloni M8 nei rispettivi fori, si avvitano i volantini fino a far combaciare la culatta alla struttura UnitorK 35 e si bloccano i bulloni M8.



La culatta è posizionata a pochi millimetri dall’anello della struttura UnitorK 35



La culatta è fissata all’anello della struttura UnitorK 35

Il tubo ottico viene infine assemblato con lo specchio secondario e il paraluce del primario. Poi viene bilanciato l’asse in AR, inserendo un contrappeso di 14 chilogrammi e per ultimo, si rimuove il supporto dalla culatta. Il tempo impiegato per eseguire l’operazione è di circa 60 minuti. Per rimuovere il primario dal tubo ottico si esegue l’operazione al contrario.

Ciao e cieli sereni.
Roberto Milan






Edited by roby2008 on Mar 7, 2017 at 08:05 PM
Edited by roby2008 on Mar 7, 2017 at 08:09 PM
Edited by roby2008 on Mar 8, 2017 at 08:00 AM
Edited by roby2008 on Mar 9, 2017 at 12:44 PM

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roby2008
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Messaggio da roby2008 »

Salve a tutti,
da qualche anno ho intrapreso la realizzazione di un nuovo supporto a carriola (dolly) per trasportare agevolmente il rifrattore apocromatico di 145mm di diametro.Il treppiede esistente, che ho utilizzato per molti anni, aveva le ruote girevoli di piccolo diametro che rendevano difficile il trasporto, soprattutto se questo veniva eseguito su una pavimentazione accidentata e la vecchia montatura equatoriale autocostruita, sebbene sia stata realizzata con una buona meccanica, aveva ormai una motorizzazione obsoleta.

Osservare con il rifrattore in questa circostanza era frustante. Per evitare queste problematiche, ho gestito il rifrattore sulla montatura equatoriale autocostruita del Dall Kirkham, alternando di tanto in tanto i due strumenti, un’operazione per niente agevole vista la mole di entrambi.

Ad un certo punto, stanco di questa situazione, ho preso la decisione di costruire un nuovo supporto dedicato e acquistare la montatura equatoriale EQ8. L'idea di costruire una montatura equatoriale non mi aveva per niente entusiasmato, perché troppo dispendiosa sia in termini di tempo che di costi.

Immagine
Nonostante il peso e la lunghezza del tubo ottico, la struttura è trasportabile con facilità. La montatura EQ8 è gradevole, compatta e facile da utilizzare

Il dolly è stato realizzato prendendo come riferimento il primo prototipo che ho costruito, e che tuttora è utilizzato da mio cugino Mauro con la sua strumentazione. Il sistema può essere trainato su quattro ruote, oppure, in caso di pavimentazione sconnessa, sulle ruote posteriori.

Per alzare la parte anteriore della struttura vengono utilizzati due bracci meccanici che sono collegati alla struttura tramite un accoppiamento filettato in acciaio inox. Durante l’osservazione i due bracci meccanici vengono rimossi.

Immagine
Il dolly stabilizzato sulle vite calanti. I due bracci meccanici sono inseriti vicino alla colonna: in questo modo non sono di intralcio durante le osservazioni

La struttura, ha una base con dimensioni 100 X 80 centimetri, ed è formata da un profilato UPN 65 X 42 mm in acciaio Fe 430. I due pneumatici posteriori hanno un diametro di 260 mm, mentre le ruote girevoli anteriori hanno un diametro di 80 mm.

La colonna portante, costruita in acciaio C40, è formata da una struttura a traliccio realizzata con tre tubolari di 60 mm di diametro, spessi 6 mm e da due flange di 220 mm e 280 mm di diametro, spesse rispettivamente 12 mm e 15 mm.

Durante le osservazioni la struttura viene stabilizzata con tre viti calanti M12 in acciaio inox, integrate di volantino e piedino di appoggio in alluminio nero anodizzato.

Quest’ultimo è libero di ruotare per mezzo di due cuscinetti assiali a rullini precaricati. In questo modo, quando il piedino viene a contatto con il terreno sottostante, l’accoppiamento vite – madrevite può ruotare liberamente senza attrito.

Il bilanciamento del tubo ottico in declinazione, avviene per mezzo di un congegno meccanico a traslazione, che trasforma il moto rotatorio mediante vite conduttrice in un movimento lineare, non ha il carter che nasconde la madrevite, ma è provvisto della lettura della posizione. Il moto, fluido e senza gioco anche durante l’inversione, viene conseguito per mezzo di due cuscinetti assiali a sfera, contrapposti fra loro e precaricati.

Immagine
Lettura della posizione di bilanciamento dell’asse di declinazione

Lo strumento, a riposo, è ubicato all’interno dell’abitazione in una stanza che non viene riscaldata durante la stagione invernale. Per trasportare e posizionare la struttura all’osservazione vengono impiegati circa 10 minuti. Un tempo relativamente breve per un rifrattore di 30 chilogrammi di peso e di leva consistente.

Immagine
La montatura equatoriale autocostruita e la EQ8

Cieli sereni
Roberto Milan
Ultima modifica di roby2008 il 07/12/2020, 19:32, modificato 3 volte in totale.

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enrico
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Messaggio da enrico »

I lavori del Roby lasciano sempre a bocca aperta..........e che invidia.......
Bravissimo!
Enrico

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massimoboe
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Messaggio da massimoboe »

Come sempre ROberto e anche FRank sono bravissimi nelle loro costruzioni. Chi non vorrebbe queste realizzazioni? Complimenti!

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roby2008
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Messaggio da roby2008 »

Grazie al suo basso ingrandimento, il cercatore consente di inquadrare in maniera discretamente precisa un oggetto celeste e permetterne quindi la visione al telescopio.

Coloro che osservano con rifrattori di diametro medio – grande e a lungo fuoco, incorrono spesso nel problema del puntamento di oggetti prossimi allo zenith, in cui, se il cercatore ottico è “dritto” ed è posizionato vicino al fuocheggiatore, devono praticamente accovacciarsi per terra per riuscire a puntare l’oggetto celeste.

Per farvi un esempio, quando devo inquadrare la luna alla massima altezza nel cielo con il cercatore del rifrattore apocromatico145/1500 sono costretto a strisciare praticamente per terra, sebbene sia sostenuto da una colonna di 120 centimetri di altezza.

D’altro canto, per rendere possibile e veloce il puntamento dell’oggetto celeste, tutti i telescopi, o quasi, hanno il cercatore posizionato vicino al fuocheggiatore. Ciononostante, se escludiamo i riflettori, i catadiottrici, e i rifrattori di piccolo diametro a fuoco corto, per i rifrattori, a partire dai 100mm di diametro con rapporto focale medio-lungo, la situazione si fa più complessa.

Non a caso, alcuni costruttori forniscono cercatori ottici con visione angolare di 90°. Personalmente non sopporto questi cercatori: certamente si evitano pose da contorsionista, ma mettere l’occhio perpendicolarmente all’asse del cercatore è meno intuitivo, più laborioso, a scapito dell’immediatezza di uso di un cercatore dritto. Con quest’ultimo basta puntare con entrambi gli occhi aperti, uno dentro il cercatore e l’altro fuori, nel cielo aperto e in pochi secondi l’oggetto celeste è dentro il campo dell’oculare.

Escluso categoricamente l’acquisto di uncercatore a 90°, ho preferito cercare una nuova posizione per collegare sul tubo ottico il cercatore attuale, un Meade “vintage” degli anni 80 con fuocheggiatore elicoidale. Dopo vari tentativi, ho posizionato il supporto del cercatore sull’anello RING Northek superiore, (lato obiettivo).


Il cercatore inserito sull’anello RING NortheK superiore

La nuova posizione del cercatore è impeccabile, ma c’era un problema: puntando il telescopio sulla polare con la frizione in DEC allentata, il tubo si inclinava di lato di circa 40°. Infatti, con il cercatore in quella posizione, il carico non era simmetrico. Per trovare l’equilibrio, ho inserito sull’anello RING NorteK inferiore (lato fuocheggiatore) tre dischi di acciaio di 60 mm di diametro, spessi rispettivamente 8 mm.


Visione di insieme del tubo ottico: si notino i tre dischi di acciaio sull’anello RING NortheK inferiore

Adesso sono soddisfatto. Beh, meglio tardi che mai…alla prossima (e vicina) opposizione di Marte!

Cieli sereni
Roberto Milan





Edited by roby2008 on Apr 29, 2018 at 10:57 AM
Edited by roby2008 on Apr 29, 2018 at 11:16 AM
Edited by roby2008 on Apr 29, 2018 at 11:17 AM

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roby2008
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Re: Autocostruzione: ovvero padronanza della tecnica.

Messaggio da roby2008 »

Ciao a tutti,

a distanza di cinque anni dalla recensione del telescopio apocromatico 145/1500 (pubblicata il 14 Febbraio 2015 su questo topic), ho deciso di apportare nuove modifiche all’intubazione, al fine di usufruire al meglio la strumentazione durante l’osservazione degli oggetti celesti.

La slitta Losmandy è stata rinforzata sovrapponendo un profilo piatto in alluminio Anticorodal 6082 di 15 mm di spessore. Quest’ultimo viene ancorato alla slitta Losmandy tramite quattro viti in acciaio inox M6.

Per aumentare la stabilità degli anelli di supporto Ring Northek, è stato posizionato, nella parte superiore, un profilo piatto in alluminio Anticorodal 6082 di 10 mm di spessore. Il profilo è ancorato rispettivamente ai due anelli RING Northek e al tubo ottico, lato focheggiatore. In questo modo non serve stringere eccessivamente gli anelli sul tubo, poichè viene neutralizzato ogni possibile slittamento dello stesso.

Sul profilo in oggetto è stato posizionato il supporto del cercatore. Il cercatore della Meade 8X50 è stato sostituito con un telescopio guida - cercatore della Tecnosky, con ottica di 80 mm di diametro e 328 mm di focale. Quest’ultimo ha un focheggiatore elicoidale da 2 pollici, che accetta sia oculari da 50,8 mm che oculari da 31,8 mm, ed è sostenuto da un supporto a basetta integrato con due anelli disassabili. Nel portaoculari è stato inserito un oculare Erfle TS WA 32 mm a reticolo illuminabile, con 70° di campo apparente. Il crocicchio è presente al centro nel 50% del campo visivo. In questo modo si riduce l’ammontare della luce diffusa se usato con l’illuminatore opzionale. L’ingrandimento ottenuto è di circa 10X.

Il bilanciamento del tubo ottico in declinazione viene conseguito per mezzo di due contrappesi integrati con un congegno meccanico a traslazione. Il contrappeso di 1,4 chilogrammi, posizionato di fronte alla slitta Losmandy, è stato realizzato in Fe 510 e si sposta su un’asta in alluminio Anticorodal 6082 con diametro di 19 mm e 400 mm di lunghezza. Il contrappeso di 1,5 chilogrammi, posizionato sul lato posteriore alla slitta Losmandy, è stato realizzato in Fe 510 e si sposta su un’asta in alluminio Anticorodal 6082 con diametro di 19 mm e 400 mm di lunghezza.

Immagine
Il congegno meccanico a traslazione integrato con i due contrappesi, il nuovo cercatore della Tecnosky e i due profili piatti di rinforzo.

Il congegno meccanico a traslazione, collocato tra la slitta Losmandy e il morsetto, trasforma il moto rotatorio mediante vite conduttrice in un movimento lineare. Il moto viene conseguito per mezzo di un accoppiamento vite – madre vite, integrato con due cuscinetti assiali a sfera SKF BA8, contrapposti fra loro e precaricati. Il movimento lineare dell’accoppiamento vite – madre vite mi permette di spostare il tubo ottico di pochi millimetri e conseguire così il giusto equilibrio dello stesso in tutta sicurezza, poiché viene neutralizzato ogni qualsiasi slittamento improvviso della slitta Losmady dal morsetto.

Fino a poco tempo fa, utilizzavo questo congegno per bilanciare in declinazione il rifrattore durante le osservazioni. Per agevolare il movimento della slitta Losmandy, il bilanciamento del tubo ottico doveva essere eseguito con la montatura in posizione di riposo, ossia quando la barra contrappesi è rivolta verso il basso (In questo modo lo scorrimento della slitta Losmandy sul morsetto veniva conseguito per mezzo delle due superfici piatte).

Ne consegue, che per eseguire il bilanciamento del tubo ottico in declinazione durante l’osservazione, era necessario riportare la montatura a riposo, allentare i tre volantini del morsetto, (per permettere alla slitta Losmandy di scorrere sullo stesso) spostare il tubo nella posizione di equilibrio, stringere i tre volantini del morsetto e riposizionare il tubo ottico per l’osservazione.

Niente di particolare comunque, poiché l’operazione richiedeva circa un minuto, ma c’era un problema, che era insito nei tre volantini del morsetto della EQ8. Questi ultimi infatti sono posizionati in prossimità del carter della ruota dentata in declinazione e non si riesce a afferrarli in modo adeguato durante l’operazione di allentamento e blocco degli stessi, in particolare il volantino in posizione centrale.

Adesso il tubo ottico viene bilanciato in declinazione utilizzando il congegno meccanico a traslazione e i due contrappesi di 1,4 e 1,5 chilogrammi. L’operazione è suddivisa in due fasi:

1) il tubo ottico viene bilanciato senza accessori per mezzo del congegno meccanico a traslazione. In questa circostanza il contrappeso anteriore di 1,4 chilogrammi viene posizionato il più vicino possibile alla slitta Losmandy, mentre quello posteriore di 1,5 chilogrammi viene posizionato alla massima distanza. Questa condizione viene utilizzata con il telescopio a riposo e durante il trasporto su ruote.

Immagine
La posizione dei contrappesi con il telescopio a riposo e senza accessori.

2) durante l’osservazione, per controbilanciare il peso degli accessori utilizzati (diagonali, oculari, torretta binoculare, ect), il contrappeso posteriore di 1,5 chilogrammi viene spostato verso l’interno, mentre il contrappeso anteriore di 1,4 chilogrammi viene spostato verso l’esterno.

Immagine
La posizione dei contrappesi con il binoculare Mark 5, la Powermate 4X e una coppia di oculari Takahashi 32 mm.

In questo modo, non è più necessario riallineare il telescopio ogni qualvolta vengono sostituiti gli accessori durante l’osservazione degli oggetti celesti, poiché i contrappesi possono essere movimentati in qualsiasi posizione si trovi il tubo ottico.

La rotazione del focheggiatore a 360°posizionata sul draw tube è stata rimossa e reinserita a valle della flangia basculante. Com’è previsto in quasi tutti i focheggiatori che hanno la rotazione a 360°, anche nel Feather Touch FTF 3545 viene utilizzato un accoppiamento flangiato, formato da due flange a profilo conico, integrato con un collare filettato.

Ne consegue che per eseguire la rotazione del focheggiatore, è necessario allentare di circa di ¼ di giro il collare filettato che tiene bloccato in sede l’accoppiamento flangiato. Tuttavia, l’intervento da origine ad una separazione momentanea dei due componenti flangiati e l’effetto si evidenzia come una scollimazione del treno ottico, (accertato con un collimatore autocostruito) che permane anche quando poi si restringe il collare di blocco.

Per non apportare modifiche meccaniche al focheggiatore, ho preferito bloccare definitivamente il collare filettato che tiene in sede l’accoppiamento flangiato a profilo conico. Il nuovo congegno meccanico a 360°, realizzato in alluminio Anticorodal 6082 lavorato dal pieno, è formato da tre flange integrate con due gabbie assiali a rullini della serie AXK. Il progetto si basa sul principio della rotazione albero-boccola.

Immagine
Congegno di rotazione a 360°, flangia basculante e focheggiatore.

L’albero è costituito da una flangia di interfacciamento al tubo ottico, con perno, e con foro centrale opportunamente dimensionato per permettere al cono di luce di arrivare sul piano focale. La boccola, è composta da una flangia di interfacciamento alla flangia basculante. L’accoppiamento albero - boccola, realizzato in tolleranza h6/H7, viene assemblato per mezzo di due gabbie assiali a rullini AXK 90/120, e precaricato tramite una flangia di riscontro frontale, che viene bloccata in posizione per mezzo di quattro viti M5 e quattro grani M5 contrapposti, posizionati a 90°.

Immagine
Le tre flange realizzate alle macchine utensili e la gabbia assiale AXK 90/120.

I quattro volantini posizionati a 90°, hanno solo il compito di bloccare la rotazione a 360°. Degno di nota, l’elevato precarico delle gabbie assiali mi permette di osservare in monoculare con diagonale prismatico Baader/Zeiss a 90° con i volantini allentati.

Il raccordo di End Cap proprietario autocentrante del focheggiatore può essere avvicendato dal giunto meccanico utilizzato nel Dall Kirkham 360/7000. Questo congegno, che mi permette di sostiene in tutta sicurezza gli accessori pesanti durante l’osservazione, è formato da due raccordi flangiati accoppiati a riscontro frontale, con tolleranza di lavorazione h5/H6, che vengono bloccati da due volantini M5.

Quando ho l’esigenza di osservare ad alti ingrandimenti, devo inserire sul focheggiatore il diagonale prismatico Baader/Zeiss, una Powermate 4X da due pollici, il binoculare Mark 5 e una coppia di oculari Takahashi 18 mm (circa 300X). Ne consegue, che l’autocentrante del focheggiatore deve bloccare un set-up di circa 2 chilogrammi di peso e con una leva risultante di 28 centimetri. In queste condizioni, il serraggio dell’autocentrante, contrariamente a quanto si pensi, non garantisce una presa sicura. Al di la di questo, se nella serata osservativa partecipano più persone, il rischio che qualcuno allenti l’autocentrante non è mai da sottovalutare. Il raccordo flangiato a riscontro frontale è irriducibile, poiché per far cadere gli accessori inseriti, si devono rimuovere completamente i due volantini M5.

Immagine
Il congegno flangiato a riscontro frontale (utilizzato anche nel Kirkham 360/7000) che mi permette di osservare in tutta sicurezza con accessori pesanti. Si notino tre dei quattro volantini che bloccano la rotazione a 360°.

Alla prossima. Ciao
Roberto

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massimoboe
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Re: Autocostruzione: ovvero padronanza della tecnica.

Messaggio da massimoboe »

Impeccabile come ogni lavoro di Roby.
Strumento che ho potuto vedere di persona, e che veramente non fa rimpiangere otticamente e meccanicamente qualunque blasone.

Bravo Roby


Massimo