Sull'uso dei micrometri di collimazione.

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maxproject
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Sull'uso dei micrometri di collimazione.

Messaggio da maxproject »

Dopo molti anni in cui abbiamo implementato (primi ed unici....) questo sistema meccanico per la regolazione della collimazione, notiamo che coloro che non hanno potuto usufruire di un incontro presso di noi per capire (l'elementare) funzionamento del sistema, faticano a collimare e soprattutto sono convinti che lo strumento sia incollimabile (e questo lo dicono anche alcuni concorrenti, non avendo capito loro medesimi il concetto meccanico).

Ne consegue che è forse il caso di riprendere il filo di lunghi ragionamenti fatti negli anni scorsi.

Andrea Maniero che testa i nostri sistemi da anni, potrà contribuire con la propria esperienza sul campo.

Domani inizieremo un w.end astronomico in quota, e poi andremo avanti a postare , chiedendo a chi non sono chiari alcuni concetti, di esprimersi in modo da rendere il nostro lavoro il più chiaro possibile. E soprattutto il più immediato da comprendere.

Maxproject

Di tutto questo, o caro lettore, lascio a te l'ulteriore considerazione. Io scendo dall'Ippogrifo; tu, se ti aggrada, puoi continuare la volata.
(G. Schiaparelli)

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maxproject
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Sull'uso dei micrometri di collimazione.

Messaggio da maxproject »

I piu' frequenti commenti o le reazioni più comuni sono:

1) i micrometri non si toccano perchè poi non si mettono più a posto (nel caso: perchè li avremmo messi?);
2) il micrometro svolge la funzione della vite che spinge e quindi gli altri devono tirare (avremmo messo le due viti standard come nel DK 230);
3) si puo' rompere qualcosa nei meccanismi di funzinamento;
4) se lo scollimo tanto non li ricollimo più.

Detto questo, occorre risalire alle origini del progetto che è entrato con molta fatica nella impostazione degli astrofili, chi lo ha capito ne è molto felice, chi non lo ha capito lo vede in modo molto ostico.

Il micrometro nasce dalla confermata e assodata verifica che gran parte dello scarso rendimento dei telescopi amatoriali è dovuto alla collimazione (poi segue intubazione da giocattolo, messe a fuoco sbilenche, ecc). In argomenti tecnici c'è parecchio materiale........

Dunque, o si costruisce un telescopio incollato (non è ovviamente possibile) o si usano due viti da 20 cent per la regolazione (con tutti i problemi del caso e la dimostrata impraticabilità di performaces durabili), o si studia qualcosa di alternativo.

Oggi alcuni colleghi hanno copiato sgangheratamente l'idea (manopolina graduata su vite caricata con molla), cioè nel modo peggiore che era possibile inventare. Tralasciamo la pochezza di questa fine ingegnerizzazione, perchè poi molti clienti (non nostri ) sono pure convinti di aver acquistato una fine realizzazione tecnica, ci dovranno poi spiegare come performano determinati schemi, pure in planetario, con la distruzione del fronte d'onda (sempre colpa del seeing), con slittamenti laterali del sistema e con carichi asimmetrici sul piatto porta specchio. Ma l'importante è che l'ottica sia labda/44000 e costi poco.

Con questo ragionamento ci ponemmo 10 anni fa il tema di costruire un sistema indistruttibile (assolutamente), facile da usare ed estremamente preciso. Siamo dunque arrivati al progetto dei micrometri su cuscinetto assiale e snodo in testa. In tale modo il piatto del primario (o lo shift del secondario) può essere mosso anche solo di 0,02 mm senza alcuna forza e senza alcun carico, escludendo giochi e dondolamenti di qualunque genere.

L'idea è elementare dal punto di vista meccanico, meno nella sua realizzazione pratica (ma questo è un problema nostro, non del cliente), ed ha una grande funzionalità pratica anche dopo anni di uso. Andrea e gli altri clienti se lo vogliono, lo possono confermare senza dubbio. Leggendo in questo forum ci sono anche dei resoconti molto positivi.

Dall'altra parte questo ha un costo. Non enorme ma sensibile. Ma la domanda è sempre la stessa: voglio un grande telescopio che va come vuole o un telescopio che funziona sempre e bene? Noi siamo partigiani della seconda spiegazioni, gli altri possono pensarla come vogliono.

Quando poi vediamo cloni miserrimi venduti a 1000 euro meno di un NortheK, cade anche la prima parte del ragionamento.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Qua se ne parla un pochino:

https://www.northek.it/forum/index.cfm?page=topic&topicID=502

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Messaggio da maxproject »

Dunque analizziamo come è costruito un sistema a micrometro per l'avanzamento o l'arretramento di un punto meccanico.



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Messaggio da maxproject »

In alto abbiamo uno snodo sferico, in questo caso in tecnopolimero collaudato per uso in situazioni molto gravose e usato anche nei telescopi professionali. In questo snodo la dilatazione termica si azzera e i movimenti rimangono sempre adeguati alla precisione richiesta. Lo snodo medesimo si applica con 4 viti radiali alla piastra del primario.

Sotto (scendiamo verso il basso) sporge un pezzo dell'alberino in acciaio rettificato che entra nel supporto a T, costituito da uno scafo metallico con all'interno un cuscinetto assiale (cioè permette lo scorrimento avandi e indietro del perno mantenendolo al centro.

Sotto ancora ecco lo scafo del micrometro. E' in acciaio ad alta resistenza, impermeabile e di estrema precisione.
Dentro questo scafo c'è il perno in acciaio che avanza o indietreggia a seconda della direzione verso la quale giriamo la manopola.

Noteremo che:
la precisione dell'avanzamento (o arretramento) puo' arrivare a 0,02 mm, che la manopola ha una sua rigidezza che qui non possiamo mostrare, ma che IMPEDISCE rotazioni casuali e inopportune, che tutti i movimenti sono su cuscinetto, che tutto viene tenuto perfettamente in asse (il che - per chi non lo vuol capire - si trasforma in movimento fluido e senza impuntamenti di sorta, altrimenti lo 0,02 è un po' come il lambda44000).

Sotto la manopolina nera c'è un tappo rimovibile, dove con apposita chiave si regola ULTERIORMENTE il gioco e la finezza del movimento di rotazione.

Ecco spiegato, anche per i nostri concorrenti, come è fatto un sistema micrometri, non resta che copiarlo (bene, mi raccomando) e farlo funzionare.

Nel momento in cui fissiamo la piastra dello snodo al piatto dello specchio, saremo in grado di farlo avanzare di pochissimo (o indietreggiare) e di raggiungere una collimazione assoluta (che con le viti non si raggiunge MAI), POSTO CHE ANCHE TUTTO IL RESTO SIA FATTO DI CONSEGUENZA.

Nella classe 300-350-460 abbiamo sviluppato verso l'avanzamento tecnologico superiore questo concetto, portando le performances ad un livello superiore, cosi come un'ottica che si possa definire "seria" richiede.

Ma un solo appunto: capito questo e ragionato su questo , che senso hanno i test ottici che vediamo nel web fatti con viti, bulloni, fil di ferro e celle in legno? Noi non lo sappiamo, sappiamo solo che per far funzionare tutto abbiamo sviluppato una visione GLOBALE dello strumento e che tutto è equiparabile a questo dettaglio di cui stiamo parlando. Chi dice che è inutile, lo dice non sapendo di cosa parla e soprattutto NON capendo di cosa parla.
(continua)
Maxproject

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Messaggio da maxproject »

A titolo esemplificativo, qualora ce ne fosse bisogno, solo queto appunto: sabato notte - montato il Rapido 450 - la collimazione fine è avvenuta in circa un minuto a 750 x.

Questo senza ricorrere a complicazioni ma semplicemente giocando dolcemente sui micrometi.

Maxproject

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Messaggio da maxproject »

Perchè l'uso dei micrometri?

Bisogna risalire alle origini del progetto e piantare dei paletti ben precisi per capirne le prerogative.

Come sempre RIAFFERMIAMO che un telescopio che si intenda tale ha molti gradi di correzione meccanica, tra questi (forzatamente in un tubo amatoriale il cui peso va contenuto) la corretta distanza tra primario e secondario, che va verificata una volta montato il set ottico nella sua intubazione.

Il costruttore di ottiche ci da un certificato con una distanza tra primario e secondario verificata al banco. Tuttavia quando andremo a montare primario e secondario (soprattutto nei fuochi posteriori), le varie tolleranze meccaniche e OTTICHE ci porteranno leggermente o troppo avanti o troppo indietro rispetto alla misura precisa.

Nasce dunque l'esigenza di ottenere la PRECISA distanza tra i due elementi per:
1) sfruttare al massimo la qualità degli specchi
2) ottenere il back focus corretto.

Ne consegue che :
a) avremo un sistema regolabile in uno dei due specchi o in tutti e due gli specchi;
b) avremo un sistema che consenta COMUNQUE di lavorare su questo rapporto numerico per le opzioni che vedremo più avanti.

I micrometri hanno corse variabili a seconda della loro dimensione.

Se noi osserviamo i tre micrometri posteriori, essendo i medesimi INDIPENDENTI l'uno dall'altro grazie allo snodo sferico, verificheremo che esistono diversi mm di corsa (avanti o indietro) per spostare il piatto che supporta il primario. Ma non basta: in tutte le configurazioni abbiamo un micrometro sul secondario che comanda il relativo spostamento, sommeremo dunque i due valori di corsa totale.

Con questo sistema (che noi verifichiamo e mettiamo a punto prima di consegnare lo strumento) si apre un mondo di possibilità.

1) possiamo variare il back focus dello strumento entro limiti ben ragionevoli a seconda dello schema ottico;
2) possiamo settare in modo preciso il treno ottico in funzione di correttori, spianatori, ecc;
3) possiamo modificare la configurazione in funsione del risultato cercato (es. fotometria).

Questo è ovviamente fattibile nel momento in cui chi ci mette le mani sopra sa cosa fa. Ma - sia ben chiaro - nulla puo' accadere di irreparabile. Alla consegna ogni micrometro ha un segno di regolazione zero, basterà riportarli li e controllare la collimazione.

E' più complicato scriverlo che farlo.

Ora, forse, i nostri colleghi capiranno perchè la vite con la molla e la rotella graduata è una cretinata.

Maxproject

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